Il coronavirus come oramai appare abbastanza evidente non è solo un problema sanitario ma sta influendo su molteplici aspetti della vita, agendo sia su problemi preesistenti  sia determinandone di nuovi. Tra questi la crisi economica e il problema del lavoro che si stanno aggravando a causa del ‘fermo’ del Paese dovuto al lockd down. Provvedimenti che però si sono resi necessari per contenere e bloccare la diffusione del virus e quindi salvaguardare la salute di tutti i cittadini.

Inoltre ci sono gli effetti provocati dall’improvviso cambiamento delle abitudini relazionali e affettive.  A causa delle restrizioni stanno cambiando gli equilibri familiari e individuali. Occorre riorganizzarsi in modo diverso. E non tutti, per diverse ragioni, hanno la facilità di adattarsi a situazioni nuove. Appare pertanto evidente che la situazione attuale non rappresenta una preoccupazione solo per la salute ma in misura diversa investe i diversi ambiti dell’esistenza.

I Governi stanno prendendo delle decisioni per far fronte all’emergenza sanitaria.  Ma poi ciascun individuo dovrà recepire i cambiamenti di vita che richiedono i provvedimenti del Governo e cercare di individuare delle strategie nuove per integrare le ‘attuali regole’ nel proprio contesto lavorativo, personale e familiare.

Interessante un’intervista uscita sull’Agenzia Ansa all’economista Baccarani, Emerito di Economia e Gestione delle Imprese presso l’Università di Verona  e socio della SIMA (Società Italiana di management) di cui vorrei citare solo alcuni punti.

Per l’economista è venuto meno il senso di onnipotenza e invulnerabilità a cui la scienza ci aveva abituati; a causa del virus ci  siamo scoperti fragili.

Mi chiedo se il senso di invulnerabilità potrebbe avere influito sul modo con cui è stato valutato il possibile impatto del virus e sulla scelta delle strategie che sono state messe in campo inizialmente.

L’altro punto che vorrei citare è più strettamente connesso al tema del lavoro. Baccarani spiega come il contesto ambientale in cui le imprese agiscono è diventato iper-complesso a causa del virus e che per far fronte a questo nuovo scenario le imprese dovrebbero tenere conto di tre linee di azione: l ’armonizzazione dell’emergenza e della prospettiva, la rimodulazione del processo decisionale, il consolidamento e il rafforzamento della fiducia che scorre nelle relazioni aziendali.

In questa sede voglio soffermarmi sulla rimodulazione del processo decisionale perché costituisce un punto importante e non solo nell’ambito aziendale.

Infatti spiega Baccarani che la rimodulazione del processo decisionale richiede la  consapevolezza che l’imprevedibile non può essere affrontato con la sola razionalità ma neppure solo con l’intuito,  occorre trovare una sorta di mediazione che poi al dunque non è altro che il buon senso.

Tornando al cambiamento del contesto aziendale, l’economista chiarisce che occorre “… lasciare spazio anche a scelte fuori dagli schemi consolidati entro i quali ci si è mossi. Così, se i clienti non possono andare in libreria, il libraio può unire la tecnologia dei social e quella della bici per le consegne rimodulando una relazione e arrivando ad immaginare modelli di business inediti” (Fonte articolo Ansa).

Nell’articolo viene toccato un punto importante: situazioni nuove andrebbero affrontate con soluzioni nuove.  Avere presente questa prospettiva può venirci in aiuto nel far fronte ai diversi contesti coinvolti dall’emergenza coronavirus.

Con una certa frequenza le difficoltà vengono acuite dal tentativo di mantenere vecchi schemi che non si adattano più a una situazione che si è modificata.  Per esempio proviamo a pensare a una persona che a causa di un cambiamento nello stato di salute ricevesse indicazione dal medico di modificare il proprio stile di vita; probabilmente l’individuo descritto soffrirebbe di più se continuasse a mettere l’attenzione sulle attività che non può più svolgere oppure se cercasse principalmente di mantenere le vecchie abitudini adattandole. In alcuni casi può essere  più vantaggioso cercare di estrapolare le caratteristiche fondamentali di ciò che si era abituati a fare e individuare  nuove attività che possano essere gratificanti senza allo stesso tempo danneggiare la salute.

Per fare un esempio attuale: se una famiglia composta da genitori e figli cerca di mantenere l’organizzazione abituale della casa (quella che aveva prima della chiusura delle scuole e delle successive restrizioni) si potrebbero generare tensioni e nervosismo. Probabilmente l’esigenze in questo periodo sono diverse. I ragazzi studiano a casa e  molti lavoratori sono in smart working. A partire dalla valutazione delle diverse esigenze di chi deve studiare o  lavorare andranno create delle postazioni di lavoro e forse si dovranno creare dei turni. L’esempio non vuole in alcun modo essere esaustivo;  ma soltanto abbozzare un’idea di cosa potrebbe voler dire che situazioni nuove richiedono soluzioni nuove, applicandolo  alla vita quotidiana, in casa.

Per appronfondire:

Ansa, Non più onnipotenti ma fragili, così il coronavirus ci sta cambiando. L’economista Baccarani, per le aziende si ripartirà con idee e network

Foto Pixabay

Di: Letizia Mannino

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