Fonte: ‘La Stampa’ 11 novembre 2013

Nell’articolo dal titolo ‘Finanza, l’analfabetismo regna nel pubblico e fra i politici’ di Mario Deaglio e pubblicato su ‘La Stampa’ del 11 novembre 2013 si legge:

Non moltissimo tempo fa, c’era un’usanza presa molto seriamente dalle famiglie italiane: quando i nipotini compivano sette anni – e quindi sapevano leggere e scrivere – era tradizione che i nonni regalassero con solennità un libretto di risparmio postale con sopra depositata una modesta cifra. Accompagnavano il regalo un con breve ma solenne discorso sull’importanza del mettere da parte, sul frutto che può derivare dal denaro depositato. La prima istruzione finanziaria avveniva così in famiglia, dove spesso era improntata a un senso di cautela, alla necessità di non fare il passo più lungo della gamba, all’esigenza di far debiti solo per grandi obiettivi e in condizioni di sicurezza.

“Oggi siamo alla situazione opposta. Ai bambini si comincia a dare la “paghetta” perché la spendano.”

Deaglio spiega che il debito ha preso il posto del risparmio, trainando un espansione nei consumi durata circa trent’anni:

Dietro gli acquisti a rate, alla maggiore precarietà dei redditi c’è spesso anche una assenza di nozioni finanziarie di base. Tanto per fare un esempio quanti di coloro che acquistano a rate sanno che Taeg significa Tasso Annuo Effettivo Globale e che questo taeg è il vero costo del finanziamento che ricevono?”

L’articolo mette in evidenza come stiamo assistendo quindi a un ampliarsi della dimensione finanziaria senza che questa venga accompagnata da una adeguata conoscenza dell’Abc della finanza:

Un tempo, per essere cittadini responsabili occorreva leggere, scrivere e fare di conto; a questa lista oggi va aggiunto saper leggere i conti.”

Ma, dice Deaglio, ‘in una società in cui il mercato è importante, alfabetizzazione finanziaria fa rima con democrazia’.

L’articolo mostra anche alcuni dati tratti da un sondaggio condotto in circa dodici Paesi sulle conoscenze necessarie per una finanza famigliare. La tabella che viene riportata fa riferimento alla percentuale di risposte corrette a domande circa il tasso di interesse, l’inflazione e la diversificazione del rischio.

Fonte: “La Stampa” del 11 novembre 2013

Di: Letizia Mannino

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