Il ‘Corriere della Sera‘ con l’articolo ‘5X3 non è uguale a 5+5+5: il quiz di matematica che divide Internet’ racconta di un episodio relativo a un compito di matematica svolto da un bambino di terza elementare che è diventato fonte di dibattito su internet.

Una maestra ha assegnato il compito di tradurre la moltiplicazione 5×3 in addizione ripetuta e un bambino che aveva svolto l’esrcizio facendo 5+5+5 ha ricevuto un voto negativo perché la risposta giusta sarebbe stata 3+3+3+3+3.

Pare che i genitori abbiano invocato su internet la proprietà commutativa della moltiplicazione, non trovando quindi corretto un voto negativo.

L’articolo riporta il parere di una docente di matematica e fisica di un Istituto di un liceo nella provincia di Bologna che spiega come la valutazione del compito vada considerata rispetto al lavoro svolto in classe e che non va confusa la definizione e la proprietà di un’operazione (vedi articolo).

Una riflessione che si può fare, alla luce dell’episodio, è relativa alle finalità della scuola. E’ oramai idea diffusa che la scuola debba insegnare a ragionare e non solo trasmettere nozioni. In questo senso potrebbe essere utile per gli alunni capire perché un compito è sbagliato e gli insegnanti dovrebbero valutare se in effetti una prova che non è stata svolta coerentemente con le indicazioni date vada considerata insufficiente in modo assoluto o se in alcuni casi non possa essere utile articolare meglio il giudizio.  L’articolo solleva infatti un aspetto importante quando dice che il bambino potrebbe aver scoperto la proprietà commutativa anche se magari non era stata ancora affrontata dal programma. In questo caso un giudizio negativo potrebbe scoraggiare l’alunno dal tentare soluzioni alternative nella risoluzione di un problema.

Un’altro aspetto riguarda il rapporto fra scuola e famiglia. Sembra infatti che sempre con più frequenza i genitori intervengano a ‘giudicare’ l’operato della scuola. Modalità che in se potrebbe non essere ne corretta né sbagliata ma che dovrebbe far riflettere sul rischio che si crei una sorta di conflittualità che potrebbe influire negativamente sull’efficacia educativa. Forse la questione non è tanto relativa alla legittimità di esprimersi in merito ai metodi didattici ma il modo in cui questo viene fatto.

Non avendo informazioni più precise circa i fatti, l’articolo è preso solo come spunto per delle considerazioni di ordine più generale.

Fonte, Corriere della Sera – Scuola, ‘5X3 non è uguale a 5+5+5: il quiz di matematica che divide Internet’

Di: Letizia Mannino

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