Su ‘Politica insieme’ è stato pubblicato l’articolo ‘Le quattro lezioni della crisi secondo Zamagni’, un’intervista al professore già presidente dell’Agenzia per il terzo settore, professore alla Johns Hopkins University, preside della Facoltà di economia dell’Università degli Studi di Bologna e presidente della Pontificia accademia delle scienze sociali.

I temi economici riguardano tutti gli ambiti della vita anche quello familiare e dell’individuo. Prenderò, quindi, come spunto due delle lezioni di Zamagni: la prima e la terza.

Ha scritto Erodoto: “Ta pathemata mathemata”, le sofferenze [quelle serie] insegnano. Cosa ci sta insegnando la terribile crisi che dal 21 febbraio ci sta perseguitando?

Secondo Zamagni negli ultimi decenni la cultura ha messo in dispare una delle virtù cardinali: la prudenza. Facendo credere che prudente è il soggetto che teme di prendere decisioni perché non vuole assumersene il rischio. Mentre invece la prudenza è la virtù del voler guardare lontano per mirare al bene comune. Zamagni a questo proposito fa riferimento a come è stata affrontata la Pandemia : “Perché si è atteso fino al 21 febbraio per prendere i primi timidi provvedimenti quando si sapeva da oltre un mese e mezzo che in Cina (e subito dopo in Corea del Sud) il virus andava mietendo vittime? Perché si è fatto credere che la pandemia fosse un caso di cigno nero, cioè un evento imprevedibile, quando invece era stato previsto da almeno tre anni?”.

Credo si possa dire che la prudenza è una virtù  di cui avremmo bisogno in tutti gli ambiti della vita. Ci permette di discernere e valutare bene senza però essere immobilisti. In particolare ci dovrà guidare in questo periodo di emergenza coronavirus nel quale dovremo essere per l’appunto prudenti. Svolgere le diverse attività con spirito cauto al fine di salvaguardare noi stessi, gli altri e tutta la comunità.

E’ una virtù utile nelle relazioni, negli affetti, nel lavoro …in ogni contesto. E come spiega Zamagni sarebbe stata utile anche per affrontare l’emergenza coronavirus.

Talvolta non si è prudenti per timore di incorrere nella disapprovazione altrui. Il comportamento sotteso da prudenza spesso viene valutato a posteriori; quindi se ha permesso di evitare un pericolo o prevenire un esito negativo verrà definita prudenza ma se invece non si verifica nulla di ciò che ha determinato le scelte che si erano considerate prudenti si verrà più facilmente definiti paurosi e allarmisti.

Potremmo dire che la virtù della prudenza necessità di una certa quota di autonomia di giudizio. Senza che diventi presunzione o scarsa attenzione al punto di vista degli altri,  occorre tuttavia mantenere un’adeguata attenzione alla rotta delle proprie valutazioni.

Come anticipato l’altra lezione che vorrei citare è la terza:  “La salute di una persona e di una popolazione è funzione di cinque variabili. Certamente la sanità è la prima di queste, le altre quattro sono: gli stili di vita, le condizioni lavorative, l’ambiente (ecologico), la famiglia

A questo proposito il prof. Zamagni tocca un altro punto rilevante. Occorre certamente mettere mano alle carenze sanitarie che si sono evidenziate nell’emergenza attuale ma non sarà sufficiente se non si presta attenzione anche alle altre variabili: “Per farmi capire: non si muore e non ci si ammala solo a causa del virus, ma anche per la denutrizione (o malnutrizione) o per il senso di isolamento sociale che deriverebbero da una eventuale grave e lunga recessione economica.”  Aggiunge il Prof. Zamagni che ci sarebbe un’altra aggravante che mentre il virus colpisce tutti indistintamente le conseguenze indirette andrebbero a colpire fasce della popolazione più debole e in difficoltà.

E prosegue Zamagni: “Che fare allora? Occorre intervenire, sin da ora, senza aspettare la fine della pandemia (prevista per l’inizio dell’autunno), affinchè il governo dia vita ad un gruppo di lavoro formato da persone competenti, libere da ogni legame di partito e di affari, con forte motivazione intrinseca, al quale chiedere di elaborare, in un lasso di tempo di non più di tre mesi, un piano di rinascita nazionale. Il gruppo dovrà darsi da sé le regole per lo svolgimento della propria missione, senza interferenza alcuna dall’esterno. Il piano verrebbe poi affidato al governo e al parlamento che decideranno in merito. (A scanso di equivoci, un piano non è una lista di proposte – ce ne sono già fin troppe – ma un insieme articolato di progetti). Sarebbe questo un esempio concreto di quella democrazia deliberativa (che non è, beninteso, la democrazia decidente) verso la quale il nostro paese dovrà andare se vorrà vedere l’alba di un nuovo giorno”.

Concluderei dicendo che le lezioni proposte  da Zamagni costituiscono un valido modo per trasformare un evento gravemente avverso come la pandemia nella possibilità di cogliere l’occasione – non scelta e voluta – per ‘aggiustare’ alcune distorsioni che probabilmente hanno contribuito al verificarsi dell’evento stesso.

 

Fonte:

Le quattro lezioni della crisi del Covid 19 di Stefano Zamagni, Politica insieme.com

Foto Pixabay

Di: Letizia Mannino

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