Tutti gli articoli di Letizia Mannino
Rapporto Censis sulla situazione sociale
Il 50° Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese nel 2016 fotografa un momento caratterizzato da sfiducia nel futuro in particolare per i giovani; infatti, descrive un paese che non è cresciuto e dove, spesso, le nuove generazioni si trovano in una situazione più difficile, dal punto di vista lavorativo ed economico, dei genitori e dei nonni. Per esempio, il reddito dei giovani oggi è del 26,5% più basso di quello che avevano i loro coetanei venticinque anni fa.
Tra i vari punti trattati dal Rapporto anche alcuni dati sulla comunicazione digitale i quali indicano che nonostante tra il 2007 e il 2015 i consumi complessivi delle famiglie si sono ridotti del 5,7% in termini reali, nello stesso periodo si è registrato un incremento della spesa per acquistare computer (+41,4%) e smartphone (+191,6%). Nel 2016 in Italia gli utenti di internet sono diventati il 73,7% della popolazione e il 95,9% dei giovani under 30.
Il ‘capitolo’ amore mostra che le relazioni sono più temporanee e reversibili. Il Rapporto parla di una rivoluzione nelle forme di convivenza. Si registra infatti nel periodo 2003-2015 un aumento del 52,2% di single non vedovi. Nello stesso periodo anche un aumento di genitori soli: del 107% dei padri soli e del 59,7% delle madri sole. Viene rilevato, inoltre, un aumento delle famiglie ricostituite non coniugate del 66,1%, mentre nello stesso periodo diminuiscono le coppie coniugate (-3,2%) e quelle coniugate con figli (-7,9%).
“Emerge insomma l’erosione delle forme più tradizionali di relazionalità tra le persone e il contestuale sviluppo di modelli diversi che allo stress test dei tradizionali criteri di valutazione delle relazioni formalizzate, come la durata e la continuità, risultano piuttosto friabili” .
I millennial sono per l’80,6% celibi o nubili mentre dieci anni fa erano il 71,4%, i coniugati invece sono il 19,1% contro il 28,2%.
“In maggioranza i giovani non credono che il matrimonio basato sul modello «fino a che morte non vi separi» sia pienamente adeguato per interpretare le relazioni tra le persone: il 53% vorrebbe modelli più flessibili di formalizzazione delle convivenze. Anche perché molti giovani considerano premesse necessarie al matrimonio o alla convivenza: il 71,9% un lavoro e un reddito stabile, il 49,9% avere risparmi accantonati, il 30,4% avere convissuto per un po’ di tempo con la persona scelta, il 27,5% avere portato a termine gli studi”.
Fonte CENSIS, L’Italia rentier che non investe sul futuro
Foto Pixabay
Scritto da: Letizia ManninoVietare l’alzata di mano?
La timidezza può costituire un ostacolo per gli studenti, si sa.
Per far fronte alla difficoltà degli allievi più timidi che difficilmente alzano la mano per rispondere o fare domande il preside del liceo inglese Samworth Church Academy School di Mansfield, Barry Found ha vietato ai ragazzi di farlo e ha spiegato ai genitori che «le mani che si alzano sono sempre le stesse». Di altro parere Raffaele Mantegazza, pedagogo e professore all’università della Bicocca di Milano per il quale «alzare la mano è un modo per imparare a rispettare le regole».
E in effetti come decrive bene l’articolo del ‘Corriere della Sera’, “È giusto che gli alunni alzino la mano?” ci sono gli studenti sempre pronti a rispondere e altri che sono restii a farlo, o alzano la mano e la abbassano subito. Questo modo di comportarsi non dipende solo dalla preparazione ma anche da quanto si sente di potersi fare avanti.
E situazioni analoghe si porranno sempre nella vita, all’Università, riunioni di lavoro, assemblee di condominio e anche in famiglia, con il gruppo di amici.
Se è vero che la scuola deve favorire e facilitare l’espressione di tutti gli studenti andrebbe però considerato che alcuni problemi possono essere affrontati meglio individualmente in quanto espressione di timori e preoccupazioni che devono essere compresi e affrontati dal ragazzo/a. Le difficolta nel chiedere di intervenire per alzata di mano – per esempio – possono essere relative al timore di parlare in pubblico (classe), alla paura di sbagliare risposta, di fare brutta figura o di non essere considerati, ecc.
Diverso il discorso nelle scuole elementari, con i più piccoli, dove favorire il coinvolgimento e la partecipazione di tutti i bambini può essere un modo per aiutarli a superare eventuali timidezze e a sviluppare una maggiore fiducia nelle propie competenze relazionali e cognitive.
Fonte:
‘Corriere della Sera’, “È giusto che gli alunni alzino la mano?”
‘Corriere della Sera’, “Basta con la mano alzata in classe: «Scoraggia gli studenti timidi»”
Scritto da: Letizia Mannino
La sicurezza…dei papà
Gli studi effettuati per esaminare lo sviluppo del bambino confermano l’importanza della relazione con le figure di riferimento (per John Bowlby di attaccamento) per una crescita serena e armonica del bambino.
Il quotidiano ‘La Repubblica’ nell’articolo “La rivincita dei papà, figli equilibrati se sono presenti“riporta i dati di una ricerca condotta dall’Università di Oxford che ha preso in esame specificamente il ruolo dei padri, mettendo in evidenza l’importanza di questa relazione per lo sviluppo emotivo; quando i papà sono contenti della paternità e riescono ad organizzarsi in funzione al ruolo genitoriale i figli si sentono più protetti.
Gaia De Campora, docente di Psicologia perinatale all’università di Torino spiega che “Lo studio evidenzia in particolare come sia la disponibilità e la fiducia da parte del padre nell’assumere questo nuovo ruolo e svolgere questa nuova funzione a esercitare un’influenza positiva sul bambino ed è ipotizzabile che la capacità empatica sia sottesa a questo atteggiamento, mediando l’effetto dei risultati osservati.
Infatti, un padre che si prende cura del proprio bambino, cercando di capirne bisogni emotivi e fisiologici e tentando di rispondervi in modo adeguato, farà vivere al proprio figlio l’esperienza di un contesto rassicurante entro cui i suoi segnali comunicativi sono visti e ascoltati. In questo senso l’empatia rappresenta la possibilità di un dialogo profondo e autentico tra genitore e bambino”.
L’indagine ha preso in esame famiglie che vivevano nel sud-ovest dell’Inghilterra. Ai genitori di 10.440 bambini è stato fatto compilare un questionario volto a rilevare se i figli fossero equilibrati o meno. I bambini sono stati esaminati fin dai primi mesi di vita e per circa 6.000 di loro sono state fatte interviste fino ai 9 e 11 anni di età.
Nello studio citato i ricercatori si sono focalizzati sulla figura paterna ma le figure genitoriali ovviamente sono entrambe fondamentali. In questo senso la ‘teoria dell’attacamento’ ci aiuta ad individuare non solo le caratteristiche della relazione che contribuicono allo sviluppo di senso di sicurezza del bambino ma ci fanno comprendere quali vissuti emotivi permettono ai genitori di porsi in modo empatico e sintonico verso il bambino.
Fonte ‘La Repubblica’, “La rivincita dei papà, figli equilibrati se sono presenti“
Scritto da: Letizia ManninoIstat: cala ancora la natalità
L’Istat oggi ha pubblicato il Report ‘Natalità e fecondità della popolazione residente’ che conferma la progressiva riduzione delle nascite. Nel 2015 sono stati registrati all’anagrafe quasi 17.000 bambini in meno rispetto al 2014.
Il calo è dovuto principalmente alle coppie con entrambi i genitori italiani, con una dimunuzione della natalità di oltre 95 mila in meno negli ultimi sette anni. Secondo il report la riduzione delle nascite è legata alla presenza sempre meno numerosa di donne italiane in età riproduttiva e ad una minore propensione ad avere figli.
Calo delle nascite anche per le coppie con entrambi i genitori stranieri, che nel 2015 sono quasi 3.000 in meno rispetto al 2014.
Aumentano i bambini nati da genitori non coniugati che costituiscono il 28% del totale delle nascite.
Inoltre sul sito dell’Istat si trova il contatore dei nomi dei bambini più scelti per anno di nascita che riguarda gli iscritti all’anagrafe tra il 1999 e il 2015.
Fonti:
Report Istat, Natalità e fecondità della popolazione residente
Istat, Infografica: Natalità e fecondità in Italia nel 2015
Immagine pixabay
Scritto da: Letizia Mannino
Troppi social e troppo presto
L’Agenzia di Stampa Ansa riporta la notizia di due indagini condotte sulle abitudini dei giovanissimi nell’uso dei social ‘Boom adolescenti in rete, poca prudenza e esordio sotto 11 anni‘ e ‘Un adolescente su 4 si finge maggiorenne su social e rete‘ da cui emerge che i ragazzi cominciano ad utilizzare smartphone e altri strumenti sempre più precocemente e talvolta senza la necessaria prudenza pur dichiarando di essere informati di alcuni rischi.
Pressoché tutti gli adolescenti utilizzano almeno un social e mediamente ne utilizzano 3-4. Il preferito è whatsapp dal 97,2%, seguito da Instagram (75,1%); attualmente è in crescita la popolarità di snap-chat, che in un anno è passato dal 12% al 37% di utilizzatori. Riguardo quest’ultimo Maturizio Tocci, Presidente di Laboratorio Adolescenza commenta “…è molto pericoloso perché associa alla possibilità di comunicare anonimamente, quella di far scomparire il messaggio dopo pochi secondi. Il che induce molti adolescenti ad utilizzarlo per inviare foto, anche intime, senza considerare che prima di auto-cancellarsi possono essere salvate dal destinatario e riutilizzate“.
Nonostante la quasi totalità degli adolescenti intervistati (95%) afferma di essere stato in qualche modo informato dei rischi legati alla navigazione sembra che in pratica il 60% non utilizza strumenti per tutelarsi o li utilizza poco.
Altro dato preoccupante che il il 25% ha riferito di aver dichiarato un’età diversa per apparire maggiorenne. E sembra che sono proprio i ‘finti maggiorenni’ ad usare molto di più i social e a preoccuparsi meno di tutelare la privacy.
La formazione a un uso responsabile dei social andrebbe raggiunta tramite un’adeguata informazione su funzionamento e rischi ma anche attraverso l’educazione emotiva e sociale. In questo senso il ruolo principale spetta alla famiglia e poi alla scuola che dovrebbero insegnare fin da piccoli il rispetto di sè e degli altri. Infatti, è la competenza emotiva che dovrebbe contribuire a sensibilizzare a un utilizzo rispettoso e prudente dei social.
Fonte ANSA, Un adolescente su 4 si finge maggiorenne su social e rete
Fonte ANSA, Boom adolescenti in rete,poca prudenza e esordi sotto 11anni
Scritto da: Letizia ManninoDivieto di giocare all’aperto
Sul quotidiano ‘La Repubblica’ l’articolo ‘Il gioco all’aperto è un diritto dei bimbi”: l’appello per togliere i divieti nelle città’ che riporta la notizia della campagna per far rimuovere i cartelli che vietano ai bambini di giocare. Pare infatti che la maggior parte dei Comuni mantiene in vigore regolamenti degli anni 30 con ammende ancora in lire.
Solo Roma, Torino, Milano e Genova avrebbero riscritto i regolamenti di polizia urbana a misura di bambino. Se può risultare comprensibile che a Terni e Pinerolo vengono proibite le fionde, si comprende meno che in altre località venga vietato saltare alla corda.
In considerazione dell’importanza per i bambini del gioco all’aperto, anche come momento di socializzazione, è importante che vengano messi a dispisizione degli spazi sicuri.
Scritto da: Letizia Mannino
Dati Istat sul matrimonio
Usciti oggi i dati dell’Istat su ‘Matrimoni, separazioni e divorzi’. Nel 2015 aumentano i matrimoni (4.600 in più rispetto al 2014) dopo una diminuzione costante dal 2008 al 2014 con una media di quasi 10.000 l’anno.
Prosegue l’aumento dei matrimoni celebrati con rito civile, l’8% in più rispetto al 2014 e il 45,3% del totale dei matrimoni.
L’ntroduzione del ‘divorzio breve’ sembra aver prodotto un consistente aumento del numero di divorzi, che ammontano a 82.469 (+57% sul 2014). Più contenuto è l’aumento dele separazioni, pari a 91.706 (+2,7% rispetto al 2014).
La durata media del matrimonio al momento della separazione è di circa 17 anni. In media i mariti hanno 48 anni, le mogli 45 anni.
La propensione a separarsi è più bassa e stabile nel tempo nei matrimoni celebrati con il rito religioso.
Nel 2015 le separazioni con figli in affido condiviso sono circa l’89% di tutte le separazioni con affido e l’8,9% dei figli è affidato esclusivamente alla madre
Fonte istat, Matrimoni, separazioni e divorzi
Fonte Foto Istat (cliccando sull’immagine per visualizzare l’infografica interattiva)
Immagine pixabay
Scritto da: Letizia Mannino
Millenials e truffe online
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare i millenials cascano nelle truffe di finto supporto tecnico più di quanto non accada a persone meno giovani e, quindi in genere, con minore familiarità con le tecnologie.
Sul quotidiano ‘La Repubblica’ del 23 ottobre la notizia di un’indagine condotta da Ipsos-Microsoft su un campione di mille persone di 12 Paesi (Australia, Brasile, Canada, Cina, Danimarca, Francia, Germania, Regno Unito, India, Singapore, Sudafrica e Usa) e che prende in esame le truffe, on line e non, finalizzate ad offrire assistenza ”tech” per presunti problemi del computer o per eliminare virus, e che invece installano programmi pericolosi sui dispositivi dei malcapitati.
Nell’ultimo anno due utenti su tre, nei paesi oggetto della ricerca, hanno avuto esperienze di tentativi di truffe tecnologiche: solo il 20% degli interpellati però ha scambiato la truffa per vera e solo il 9% ci ha rimesso dei soldi. Il dato interessante è che la metà delle vittime ha tra 18 e 34 anni, mentre solo il 17% ha più di 55 anni e il 34% ha un’età tra 36 e 54 anni.
Come mai questo risultato? I giovani non sono abbastanza prudenti? Hanno conoscenze tecnologiche non adeguate? o il fatto che utilizzano di più il computer li rende più soggetti a proposte di interventi veloci?
Fonte: ‘La Repubblica’, Truffe online, millenials ci cascano più dei nonni
Scritto da: Letizia ManninoEducazione e tecnologie
L’Accademia Americana dei Pediatri nelle linee guida per bambini fino a 5 anni pubblicate su Pediatrics porta a 18 mesi (prima era 24 mesi) il periodo fino al quale non vanno utilizzati telefonini, computer e tablet. Viene suggerito di utilizzare gli strumenti digitali, come internet, per stare insieme per fare delle attività con i genitiori, in famiglia.
Quindi viene riconosciuta una valenza positiva alle nuove tecnologie purchè vengano seguite con delle regole: niente schermi un’ora prima del sonno e mentre si mangia. In camera da letto non vanno tenuti apparecchi elettronici. Inoltre nella scelta delle attività da far svolgere ai bimbi va provilegiato il gioco all’aperto e con gli amici. Da non dimenticare il limite di tempo perché l’indicazione è di non superare i 60 minuti al giorno.
Fonte notizia: ‘La Repubblica’, I pediatri ci ripensano: web e tablet ai bambini non sono più un tabù
Scritto da: Letizia ManninoIl tempo… dei genitori
Contrariamente a quello che potrebbe sembrare uno studio condotto da Judith Treas dell’Università della California di Irvine e collaboratori, pubblicato su Journal of Marriage and Family, mostra come i genitori oggi trascorrono più tempo con i loro bambini di quanto non accadesse cinquant’anni fa, a metà degli anni sessanta circa.
Dalla ricerca che ha coinvolto genitori di età compresa tra i 18 e i 65 in 11 Paesi (Canada, Regno Unito, Stati Uniti, Danimarca, Norvegia, Francia, Germania, Paesi Bassi, Italia, Spagna e Slovenia) è emerso che nel 1965 le madri si dedicavano alle varie attività di cura dei figli una media giornaliera di 54 minuti mentre nel 2012 la media è di 104 minuti al giorno.
Il tempo dedicato ai bambini dai padri invece sembra risulta quasi quadruplicato passando da 16 minuti a circa 59 al giorno.
Il dato sarebbe meritevole di approfondimento non tanto per il tempo che i genitori dedicano oggi, quanto per comprendere come mai in anni in cui ancora il lavoro femminile era meno diffuso risulti una media oraria così bassa. Da considerare che nel corso di decenni è sicuramente maturata una maggiore consapevolezza circa l’importanza delle figure genitoriali per lo sviluppo emotivo e cognitivo dei bambini.
Fonte: Ansa, I genitori di oggi trascorrono più tempo con figli
Scritto da: Letizia Mannino