Tutti gli articoli di Letizia Mannino
Still Face: la mamma come ‘regolatore’ emotivo
Scritto da: Letizia ManninoRegolazione emotiva: il potere dello sguardo
Il cellulare fa perdere la connessione
Relazione genitori-bambino: gli effetti dell’uso dello smartphone
Si parla tanto dell’uso dei cellulari da parte dei giovanissimi e spesso si trascura il ruolo dell’uso dei cellulari da parte dei genitori. Una recente ricerca delle Università di Pavia e Bicocca di Milano insieme all’Irccs Mondino dimostra che se i genitori vengono distratti dallo smartphone mentre trascorrono del tempo con il piccolo finiscono per distogliere l’attenzione da lui (come invece accade nell’immagine) e questo comportamento può disturbare notevolmente le primissime relazioni tra i genitori e il neonato, producendo in lui una risposta fisiologica assimilabile allo stress fisico o mentale. La garante per l’infanzia Marina Terragni, in un articolo su Avvenire ricorda che si tratta di un dato che emerge dall’osservazione quotidiana: «Tutti vediamo spesso giovani madri e padri spingere il passeggino senza distogliere lo sguardo dallo schermo, trascurando quell’attenzione e quella comunicazione non-verbale, occhi negli occhi con il bambino, decisive per l’evolversi della relazione e per lo sviluppo della personalità. La dipendenza dal digitale, dunque, può danneggiare i bambini anche quando a esserne colpiti sono i loro genitori». La dinamica descritta può essere ulteriormente problematica se il bambino cerca di attirare inutilmente l’attenzione di un genitore che si trova impegnato con il cellulare o, altra situazione, se una chiamata dovesse interrompere un’interazione in corso genitore-bambino.
La dipendenza dal digitale, dunque, può danneggiare i bambini anche quando a esserne colpiti sono i loro genitori. Secondo la ricerca citata nove italiani su 10 non lasciano passare un’ora senza controllare più volte lo smartphone e il tempo trascorso online supera in media cinque ore e mezza al giorno.
La ricerca
La ricerca è stata condotta osservando 38 interazioni tra altrettante donne e i loro figli a 3-4 mesi dal parto evidenziando appunto che l’uso dello smartphone da parte dei genitori, comportando frequenti interruzioni, può disturbare le prime relazioni genitore-neonato. Lo studio inoltre ha voluto approfondire la differenza tra interruzioni nel gioco fra genitore e bimbo dovute e l’uso del cellulare e per altre attività facendo emergere che se da un lato entrambe le forme di distrazione hanno generato nei bambini segni di disagio, solo quella di natura digitale ha innescato una risposta fisiologica riconducibile all’attivazione del sistema nervoso simpatico (che si verifica in situazioni di stress fisico o mentale). Ne consegue che i momenti in cui i piccoli si sono sentiti più trascurati sono stati proprio quelli in cui le madri apparivano totalmente assorbite dallo smartphone.
La Garante per l’infanzia
Prosegue la garante dell’infanzia che la scuola può avere un ruolo importante nel creare un tempo ‘sconnesso’ in orario di lezione; limitazioni per l’età del primo accesso ai social network possono ridurre notevolmente i danni prodotti da un contatto precoce. E ancora contina la garante nel dire che l’imprinting della personalità si produce in famiglia fin dalle prime interazioni e pertanto la famiglia non può deresponsabilizzarsi di fronte a una sfida decisiva per la salute fisica e mentale delle nuove generazioni delegando importanti compiti educativi ad attività legate ai device. Conclude l’Autorità garante: «Il miglior presidio contro gli enormi danni causati da un’‘infanzia basata sul telefono’ (phone-based childhood, come la definisce Jonathan Haidt, autore del bestseller La generazione ansiosa) è una famiglia non-basata sul telefono».
Scritto da: Letizia ManninoParliamo anche di loro…i giovani caregiver
Il mondo dei giovani è complesso e variegato e ci sono anche loro, i giovani che sono impegnati in famiglia nella cura di qualche familiare. Si trovano a svolgere il ruolo di caregiver e ad assumersi la responsabilità di prendersi cura di un genitore, un nonno o un fratello in difficoltà. Secondo dati Istat in Italia sono 391 mila ragazze e ragazzi tra i 15 e i 24 anni, un numero in crescita; le patologie di cui spesso devono occuparsi sono disabilità fisiche e mentali, malattie oncologiche, disturbi di salute mentale e patologie croniche invalidanti che talvolta richiedono un impegno che li costringe a sacrificare le attività della loro età come scuola, amici e tempo libero. Ragazze e ragazzi che richiedono un’attenzione perché possono trovarsi ad avere difffciola a riconoscere le loro esigenze e che cercano magari di nascondere il loro disagio perché impegnati nell’assistenza e per non diventare ulteriore fonte di preoccupazione per i familiari.
Fonte: L’invisibilità dei giovani caregiver, di Valentina Di Mattei, Corriere della Sera
Scritto da: Letizia Mannino
Genitori e figli a confronto
Gli adulti non comprendoni i ragazzi…è quanto sembra emergere dall’indagine demoscopica ‘Adolescenti in Italia: che cosa pensano gli under 18 e cosa dicono gli adulti’ Promossa da Con i bambini e condotta dall’Istituto Demopolis.
Dalla ricerca emerge che i ragazzi non si sentono compresi dagli adulti. Solo alcuni cenni su quanro emerge ma si consiglia di guardare i grafici perché possono essere interessanti per riflettere sull’argomento e magari discuterli insieme con i figli adolescenti.
Alcuni dati: i ragazzi ritengono che gli adulti non capiscono le differenze del periodo attuale rispetto ad anni precedneti (49%), non si sentono capiti nelle loro idee 46% e nelle loro priorità (43%). Un altro argomento di incomprensione è il rapporto con la rete e i social : per l’84 % dei genitori quella da web, smartphone e tablet è una perciolosa dipendenza mentre solo il 22% dei ragazzi vede un rischio. Un altro elemento su cui riflettere è che la maggìoranza dei genitori ritiene ritiene di sapere cosa facciano i figli on line ma vengono smentiti dal 70% degli adolescenti che ritiene non lo sappiano. Anche la valutazione del tempo trascorso on line differisce tra genitori e figli così come altri comportamenti..
Ma si cosiglia di leggere l’indagine …
Scritto da: Letizia ManninoAdolescenti on line: Safer Internet Day
Oggi 8 febbraio giornata del Safer Internet Day sono state organizzate diverse iniziative per parlare della sicurezza online. Per l’occasione Doxa Kids ha condotto un’indagine per telefono azzurro. I dati sono molto recenti perchè La ricerca di Telefono Azzurro è stata condotta tra il 25 gennaio e il primo febbraio 2022 e ha coinvolto un campione di 855 genitori e 815 giovani tra i 12 e i 18 anni.
Cito solo alcuni dati che meritano attenzione e rinvio alla consultazione della ricerca. L’indagine ha approfondito in particolare il cosiddetto binge-gaming, ovvero l’uso compulsivo dei videogiochi. Dalla ricerca emerge che oltre la metà dei giovanissimi (53%) gioca online da una a 3 ore al giorno.
Tra le maggiori paure dei genitori c’è il timore che i figli possano essere adescati a scopo sessuale(63%) e per il 38% che possano essere vittime di bullismo o parteciparea a sfide pericolose (per il 29%). Inoltre gli adulti temono che i ragazzi possano condivdere dati personali (21%) o ricevere richieste di invio di foto intime (25%)
Interessanti anche i dati sull’influenza che le abitudini online hanno sulla vita di relazione dei giovani.
Per il 67% dei giovani, internet ha influenza sulle relazioni amicali, sulla reputazione (58%) e sulle relazioni sentimentali (72%). Per il 70% dei genitori il tempo che i figli trascorrono on line influisce sulle relazioni amicali e per il 48% sulle trelazioni senimentali.
Vale sempre la pena ricordare che le tecnologie e i social ormai fanno parte delle nostre vite, e quindi è ancora più importante prestare attenzione all’uso che ne viene fatto. Per questo è necessario attuare un’educazione alle tecnologie, in famiglia e a scuola, considerando non solo i tempi ma anche i modi di utilizzo; è importante, infatti, che si educhi a un loro uso corretto e rispettoso.
Fonti:
Italian tech, Amicizie, binge gaming, acquisti online e il caos sul metaverso: cosa fanno gli adolescenti on line.
Foto Pixabay
Scritto da: Letizia ManninoStato di ‘salute’ del paese
Il rapporto annuale del CENSIS registra lo stato del paese e anche alcuni cambiamenti emergenti a causa della pandemia. E a questo proposito fa riferimento a una irrazionalità che si sta infiltrando nel tessuto sociale. Per esempio il 5,9% degli italiani ritiene che il covid non esiste e il 10,9% che il vaccino sia inutile.
Tra i vari punti a cui fa riferimento il rapporto anche qualche dato sul livello di scolarità. Un terzo degli occupati possiede al massimo la licenza media. Anche tra i quasi 5 milioni circa di occupati con età fra i 15-34, il 19.2 % (quasi un milione) ha conseguito al massimo la licenza media, mentre il 54,2% un diploma e il 26,6% la laurea. Un altro dato poco incoraggiante è la scarsa importanza che i giovani attribuiscono all’investimento sulla formazione. Infatti l’87.4% non riconoscerebbe una correlazione diretta tra l’impegno nella formazione e la prospettiva di avere un lavoro stabile e adeguatamente remunerato.
Un ulteriore elemento emerso riguarda la progettualità delle nuove famiglie e per le quali la pandemia ha avuto un certi impatto. Secondo un ‘indagine del Censis poco prima della pandemoa il 33,1% dei capofamiglia con meno di 45 anni aveva l’intenzione di sposarsi o di convivere e il 29,8% di avere un figlio; mentre soltanto il 26,5% ha proseguito nei progetti e in un caso su dieci il progetto è stato annullato. Il 55,3% delle famiglie che aveva il desiderio di avere un figlio ha deciso di rinviare e l’11% circa ha deciso di rinunciare.
Per maggiori informazioni sul rapporto è possibile consultare il sito del censis
Scritto da: Letizia Mannino
Manca la scuola…
Potrebbe sembrare strano ma non solo i genitori vorrebbero che le scuole riaprissero.
Nei giorni scorsi il quotidiano La Stampa ha pubblicato la lettera alla scuola scritta da un alunno delle scuole superiori di Trento.
Oggi sul Corriere della Sera la lettera scritta da una bimba di nome Adele, che frequenta la terza elementare a Riccione, al Presidente Mattarella per chiedere se è possibile riaprire le scuole. La bimba mostra senso di responsabilità «Magari andiamo con la mascherina, i guanti, e tra compagni non ci prestiamo le cose, stiamo meno ore. La prego per favore, riapra le scuola».
E ancora Adele spiega che tra video riunioni e schede non impara nulla , gli mancano le maestre …” senza scuola sono persa tra le nuvole”.
Fonte:
Foto Pixabay
Scritto da: Letizia ManninoEconomia per l’individuo
Con l’emergenza coronavirus molti nodi stanno venendo a pettine. Tra i tanti nodi, il problema del lavoro. Infatti la criticità del momento sta facendo emergere come non tutte le categorie di lavoratori sono ugualmente tutelate e pertanto in presenza di un lockdown alcune persone si potranno trovare più facilmente di altre completamente senza reddito o con risorse ridotte.
Può essere utile affrontare questo argomento perché il lavoro è fondamentale per l’individuo e la sua realizzazione a livello personale e familiare; pertanto è strettamente connesso con l’equilibrio emotivo. Ovviamente l’argomento è complesso e si intrecciano fra di loro diversi temi. In questo contesto si vuole affrontare soltanto l’aspetto umano e sociale del lavoro. In questi giorni si sente spesso che la pandemia cambierà molte cose . E’ auspicabile che le criticità della emergenza in corso aiuti a far maturare una nuova concezione del lavoro e una visione che valorizzi il lavoratore e le sue competenze senza appiattirle su una mera ed esclusiva funzione legata alla produttività dell’azienda.
Ogni tanto si legge di strategie attuate da imprenditori che sarebbe auspicabile fossero di ispirazione per tutti. E invece sono di spunto per articoli perché sembrano casi isolati, che quindi fanno ‘notizia’.
In quest’ottica può essere importante ricordare come tante aziende stanno cercando di mettere in atto politiche economiche volte a sostenere e favorire i lavoratori. Alcune aziende hanno rinunciato ad applicare la cassa integrazione o hanno aggiunto una quota allo stipendio in modo da mantenerlo al 100%. E’ inevitabile chiedersi se quanto si legge sui quotidiani corrisponderà a ciò che in effetti verrà messo in atto dalle aziende. Purtroppo lo sbilanciamento verso i proclami e l’immagine portano ad avere un atteggiamento cauto verso scelte che sembrano non usuali. Ma per fortuna ogni tanto si legge di imprenditori e amministratori illuminati, che considerano il personale come parte integrante del patrimonio dell’azienda e che quindi sono disponibili a riconoscimenti e gratificazioni.
Di seguito vengono citate solo a titolo di esempio alcune notizie pubblicate da diversi quotidiani, senza avere alcuna pretesa di esaustività; certamente le iniziative intraprese in questo periodo saranno sono tante.
Il pastificio Giovanni Rana per essere a fianco dei propri dipendenti e di sostegno alle loro famiglie in un momento di disorientamento e difficoltà ha deciso di applicare una maggiorazione dello stipendio del 25% per ogni giorno lavorato e un ticket mensile straordinario di 400 euro per le spese di babysitting. Inoltre viene prevista una polizza assicurativa dedicata al Covid-19 a favore di tutti i dipendenti compresi quelli in smart working.
Anche il Gruppo Mutti ha deciso di aumentare lo stipendio del 25% ai lavoratori che stanno permettondo la continuità aziendale per tutta l’emergenza; è stata prevista inoltre un’integrazione assicurativa dedicata al Covid-19.
Ma Rana e Mutti non sono le uniche Aziende e prevedere bonus a favore dei lavoratori; infatti nella filiera alimentare hanno previsto provvedimenti in tal senso Ferrero, Heineken, Colussi, Nestlé, Barilla, Lactalis con Galbani e Parmalat.
E mentre alcune aziende aumentano gli stipendi, sembra che alcuni dirigenti rinunciano a una percentuale del loro compenso. Pare abbia deciso in questo senso Mike Manley il Ceo di Fca e lo faranno i membri del Group Executive Council (GEC).
Luxottica invece ha deciso di attuare iniziative sia rivolte ad incrementi economici per i dipendenti che riduzioni per dirigenti e azionisti. Infatti assicura ai lavoratori in cassa integrazione di portare lo stipendio al 100% e prevede un bonus da 500 euro per i lavoratori che si recano al loro posto di lavoro. Ha deciso, inoltre, di creare un fondo “anti COVID-19” da 100 milioni, che dovrebbe sostenere i dipendenti in difficoltà e le loro famiglie. Come ulteriore provvedimento hanno stabilito di sospendere il dividendo e di dimezzare i compensi dei consiglieri, riservandosi di rivalutare le misure in seguito in relazione all’andamento nei prossimi mesi.
Sono state ricordate solo alcune delle iniziative assunte dalle Aziende. E da queste può emergere una riflessione circa l’opportunità di mantenere uno stile di attenzione ai lavoratori anche quando questa emergenza sarà finita.
Forse la visione dell’economia e del profitto andrà rivista, andava rivista. Perché il problema della disoccupazione e della precarietà non è dovuto al coronavirus ma è già presente da anni e richiede un impegno da parte di tutti ad intraprendere comportamenti che tengano conto delle diverse prospettive.
E’ facile immaginare che le politiche aziendali descritte sono state assunte anche per evitare assenze da parte del personale e quindi forse motivate da una logica, seppure più indiretta, di guadagno. Ma intanto sono scelte che sembrano anche a vantaggio dei dipendenti e quindi in questo senso migliori di altre opzioni.
Infatti, delle scelte aziendali citate dovrebbero beneficiare sia gli imprenditori che i dipendenti e le loro famiglie; Il tutto con un effetto positivo a cascata a più livelli.
Per concludere può essere utile prendere a prestito le parole del Prof. Stefano Zamagni “Questa pandemia ci indica che l’aver mirato al “bene totale” ha prodotto i guasti che stiamo vedendo. Bisogna appunto sostituire all’aggettivo “totale”, l’aggettivo “comune”. Ciò significa che le persone e soprattutto le imprese devono sì operare per restare sul mercato in condizioni di vitalità e sostenibilità economico-finanziaria, ma non solo: l’errore, e qui la responsabilità è anche dei professori di economia, è dire che l’obiettivo dell’impresa è massimizzare il profitto per gli azionisti (shareholder value)”(fonte politica insieme.com).
Per approfondire:
La Repubblica, “Del Vecchio (Luxottica): “Sacrifici, non rabbia, per uscire dalla crisi”
Adnkronos, Coronavirus, Giovanni Rana aumenta stipendio ai dipendenti
QuiFinanza, Mutti, aumento di stipendio del 25% e copertura assicurativa
Il Sole24Ore, Coronavirus, anche Ferrero premia i dipendenti. E Manley (Fca) si dimezza lo stipendio
Politica Insieme, Zamagni :”La pandemia cambierà tutto”
Scritto da: Letizia Mannino
Cara scuola….
Il quotidiano ‘La Stampa’ ha pubblicato la lettera scritta da uno studente di un liceo classico di Trento, indirizzata alla scuola.
La lettera di Giacomo, l’autore, ha il pregio di mettere in evidenza ciò che i ragazzi stanno perdendo. Non è solo questione di didattica, una lezione si può tenere in tanti modi. Ma ad alcuni ragazzi mancano i professori, mancano i compagni. E, altro aspetto fondamentale, manca il feedback relazionale. Infatti, come scrive Giacomo: dove sono finite le alzate di mano? Gli sguardi dei prof, quelli dei miei compagni, il suono della campanella? Dov’è la mia bidella preferita? Le relazioni che fine hanno fatto?
Il rischio è che la scuola cosiddetta a distanza risulti più sbilanciata sulla didattica, sulle lezioni, mentre sarebbe importante riuscire a mantenere il filo relazionale che si è perso con il venir meno della quotidianità della scuola.
Ma evidentemente non è stata una scelta programmata e in un attimo, la scuola è passata dalle aule allo schermo…
Fonte:
La Stampa, Cara scuola, ecco cosa mi manca di te
Foto Pixabay
Scritto da: Letizia Mannino