Tutti gli articoli di Letizia Mannino

I cambiamenti della Famiglia

Il 28 e 29 settembre si è tenuta a Roma presso la Sala della Protomoteca in Campidoglio la Terza Conferenza Nazionale della Famiglia organizzata dal Dipartimento per le politiche della famiglia della Presidenza del Consiglio dei Ministri,  con il supporto dell’Osservatorio nazionale sulla famiglia.

Nell’ambito dell’incontro la relazione del presidente dell’Istat Giorgio Alleva ‘Le famiglie italiane: un quadro in continuo cambiamento’ illustra una serie di informazioni come, per esempio, i motivi per cui non si hanno più figli, fino a che età i figli restano in famiglia, la situazione economica delle famiglia e altri dati. La presentazione e gli altri documenti della conferenza possono essere consultati sul sito del Dipartimento delle Politiche per la Famiglia.

Presentazione di Alleva, ‘Le famiglie italiane: un quadro in continuio cambiamento

Dipartimento delle Politiche per la Famiglia

Scritto da: Letizia Mannino

Anche l’amore va in ‘vacanza’…

Il 30% circa delle crisi coniugali prende avvio durante le vacanze estive e a settembre sfocia in un ricorso per separazione, è il dato che rileva il presidente dell’associazione matrimonialisti italiani; e fa notare come mentre le vacanze dovebbero essere un periodo in cui ritrovarsi invece poprio perchè si passa più tempo insieme finiscono per emergere i problemi.

Spiega Gassani, presidente dell’AMI, che “… ogni anno è sempre la solita storia: spesso i coniugi vanno in vacanza pensando all’amante e si fanno puntualmente scoprire e il cellulare, neanche a dirlo è la principale fonte di prova, anche quando stranamente non squilla o è silenziato”.

Il presidente dell’AMI riferisce che negli ultimi cinque anni nei mesi di settembre e ottobre, quindi al ridosso del periodo estivo,  sono state iscritte a ruolo – in media –  25mila separazioni. (fonte www.ami-avvocati.it).

 

 

 

Scritto da: Letizia Mannino

Capire il pianto

Pubblicato dal Corriere della Sera un interessante articolo ‘Come interpretare (e gestire) il pianto
di un neonato: non è solo questione di fame’ che affronta i diversi significati del pianto di bambino e  riporta anche il link di un approfondimento del  The New York Times dove vengono citati gli studi più significativi sull’argomento e viene affrontato il tema dell’obesità infantile e dell’allattamento a richiesta

In effetti il pianto è una delle vie di comunicazione dei neonati e può avere diversi significati. Per i genitori imparare ad osservare e comprendere il motivo del pianto non è importante solo per fornire la risposta più adeguata ma assume un ruolo centrale per lo sviluppo emotivo del bambino. Infatti il binbo impara a individuare meglio i propri bisogni e stati emotivi anche attraverso la risposta dell’adulto. Quindi bambini con genitori che riescono a stablire una buona sintonia più facilmente impareranno a riconocere le proprie necessità e ad avere fiducia nella risposta dell’altro.

I genitori devono imparare a comprendere i diversi significati e pertanto è importante non scoraggiarsi se non si riesce a consolare il bimbo perché è possibile che debba essere compreso meglio il motivo del pianto.

Fonte foto bambino pixabay
Scritto da: Letizia Mannino

Genitori e smartphone

Gli effetti dell’uso dello smartphone sulle relazione vengono studiati dalle diverse prospettive, genitori, adolescenti e bambini ecc. Uno studio condotto da Brandon McDaniel della Illinois State University a Normale e pubblicato rivista Child Development rivela che quando i genitori sono frequentemente distratti dai dispositivi digitali, i figli potrebbe mostrare una maggiore probabilità di manifestare problemi di comportamento, capricci, irrequietezza e altri atteggiamenti che possono esprimere disagio.

Ancora una volta è importante considerare che lo smartphone costituisce un problema solo nella misura in cui offre una opportunità ulteriore di distrazione.

Infatti, quanto descritto dallo studio riportato dall’Agenzia Ansa, è possibiile  ossservarlo anche con altre modalità. Genitori che conversano tra di loro senza interagire con il bambino, nel modo in cui viene distribuita l’attenzione fra i vari componenti della famiglia ecc.

Quando si svolgono attività insieme con i figli è importante che quest’ultimi sentano che il papà e la mamma sono orientati verso di loro e che non vengano contemporanenamente e di frequente distratti da altro.

Fonte Ansa, Uso frequente smartphone può distrarre i genitori dai figli

Foto Pixabay

Scritto da: Letizia Mannino

Adolescenti e smartphone a tavola

L’articolo del quotidiano ‘La Repubblica’ “Adolescenti con lo smartphone a tavola. La psicologa:’Dietro l’abuso la ricerca di contatto sociale’” illustra alcuni risultati di uno studio promosso da Ministero della Salute sul rapporto tra l’uso dello smartphone – e altri strumenti digitali – da parte degli adolescenti e le abitudini alimentari.

Oramai gli smartphone sono compagni inseparabili degli adolescenti e quindi i ricercatori si occupano di indagare l’influenza che possono avere sul loro benessere.
L’indagine ha coinvolto  753 studenti, provenienti da 28 scuole di primo e secondo grado di tutte le province del Lazio, con età media intorno ai 13 anni. I ricercatori hanno osservato che in effetti sembra che un maggior uso dello smartphone si accompagna a condotte alimentari a rischio, come evitamento di alcuni cibi o abbuffate. Inoltre, la ricerca ha osservato come tra le motivazioni sottostanti ad uso di questi dispositivi  per periodi di tempo molto lunghi  sembri finalizzato alla ricerca di un contatto sociale.

Viviana Langher, consigliera dell’ordine degli Psicologi del Lazio e professoressa di Psicologia Clinica alla Sapienza Università di Roma, che ha preso parte agli studio,  spiega come  “quello che dobbiamo chiederci è qual è il contesto sociale ed emozionale in cui crescono i ragazzi? Quanto la condotta alimentare e l’uso di dei device tecnologici possono influenzare la crescita armonica di adolescenti e preadolescenti? Quale tipo di vuoto o disagio cerca di colmare questo uso?”.

Infatti come è stato messo in evidenza in più occasioni  il problema non sono tanto i dispositivi tecnlogici  ma l’uso che ne viene fatto e la comprensione delle eventuali difficoltà che vengono coperte da un utilizzo non equilibrato .

 

Scritto da: Letizia Mannino

Relazione annuale del garante privacy

Diversi quotidiani hanno dedicato degli articoli alla relazione annuale del Garante della Privacy presentata il 6 giugno in Parlamento. Il Corriere della Sera ha pubblicato 2 articoli sull’argomento mettendo in evidenza le parole del Presidente Soro sulla pedopornografia in rete:

«La pedopornografia in Rete, e particolarmente nel dark web, sarebbe in crescita vertiginosa: nel 2016 sono due milioni le indagini censite, quasi il doppio rispetto all’anno precedente. Fonte involontaria sarebbero i social network in cui i genitori postano le immagini dei figli».

Il garante della Privacy avverte di evitare di postare le foto dei figli sui social network perchè le foto   postate sui social alimentano la pedopornografia.

Fonte:

Corriere della Sera, Pedofilia, il garante della privacy Soro: «Non esponete i figli sui socia

Corriere della Sera, Il garante della privacy: «No alle foto dei figli sul web, pericolo pedofilia»

Relazione annuale garante

Discorso del presidente

 

Scritto da: Letizia Mannino

Famiglia, adolescenti e internet

Prendendo spunto dai dati emersi dall’indagine Ocse sul benessere dei ragazzi, emerge che un quarto degli adolescenti italiani passa più di 6 ore al giorno connesso a internet:  sul quotidiano ‘La Repubblica’ l’articolo ‘Adolescenti e internet, se il problema sono i genitori’.

Infatti l’aspetto critico non sono le tecnologie ma come vengono utilizzate. C’è un uso professionale o di studio e, un uso sociale. Sempre più spesso l’utilizzo dei social distrae dalla relazioni reali, magari con la persona che si ha davanti. In questo senso la famiglia costituisce un modello. Se i genitori sono i primi che interrompono le conversazioni in famiglia per guardare lo smartphone o per rispondere al telefono va da se che non ci si può aspettare un comportamento molto diverso dai figli. Quindi se gli adulti quando quando si trovano in famiglia si mostrano orientati verso le relazioni e interessati a dialogare con i figli, diventa possibile che i ragazzi si adeguino al modello genitoriale.

Spiega lo psichiatra Federico Tonioni, direttore dell’ambulatorio sulle dipendenze da internet del Policlinico Gemelli di Roma:”Il problema non è la quantità di tempo trascorsa navigando in internet: oggigiorno è normale che i ragazzi studino e socializzino in rete”.  “Il vero allarme è quando le relazioni online prendono il sopravvento su quelle reali, imprigionando i ragazzi in un ritiro sociale dalle conseguenze gravi”.

Le relazioni tramite internet escludono gran parte della comunicazione non verbale che invece svolge un ruolo fondamentale nelle comunicazioni sociali e affettive. Inoltre questa forma di comunicazione ‘mediata’ può ‘coprire’ le difficoltà relazionali dei ragazzi. Ad esempio problemi di timidezza vengono più facilmente affrontati se ‘protetti’ dallo schermo. Inoltre può essere interferita la capacità di riconoscere e gestire le emozioni perché il canale comunicativo ne modifica l’espressività

Citando sempre Tonioni, “Per esempio, davanti alla webcam difficilmente arrossisco. E in assenza di contatto fisico la tensione emotiva non si esplica ma si accumula in una sorta di gomitolo di rabbia repressa”. E ancora: “Lo osserviamo tutti i giorni in ambulatorio: i ritirati sociali sfuggono il contatto visivo, non ti guardano negli occhi”

Spiega lo psichiatra come la diffusione delle tecnologie abbia contribuito ad ostacolare due componenti  fondamentali del processo di crescita: la capacità di aspettare e di stare da soli.

Ma per intervenire su questi aspetti educativi è necessario aiutare i genitori ad essere più presenti nella relazione con i figli…

Fonte: La Repubblica, Adolescenti e internet, se il problema sono i genitori

 

Scritto da: Letizia Mannino

Saper stare da soli per trovare l’amore

L’ultimo video di Alain de Botton pubblicato su Internazionale affronta il tema della coppia da una prospettiva interessante, cioè mette l’attenzione sull’importanza di saper stare da soli per poter stare bene in coppia. Perché in effetti se si ha difficoltà a vivere la condizione di single potrebbe risultare problematico comprendere le caratteristiche importanti da trovare in un partner e rendere critico chiudere una relazione anche se insoddisfacente.

Dice Alain de Botton “Dopo una certa età la società ci spinge a pensare che essere single sia un problema grave… Ma non possiamo scegliere serenamente il nostro partner se l’idea di restare soli ci spaventa. Accettare di essere single a lungo è l’unica possibilità per avere una buona relazione”.

Fonte Internazionale ‘Perche solo i single felici trovano il vero amore’

Video

 

Scritto da: Letizia Mannino

Ocse, gli adolescenti italiani stressati a scuola

L’articolo ‘La scuola italiana tra le più stressanti al mondo. Un quarto degli adolescenti Internet-dipendente’, del quotidiano ‘La Repubblica’ riporta alcuni dati dello studio condotto dall’OCSE sul benessere dei quindicenni .

Secondo i dati pubblicatti dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (che mette insieme i dati di 58 economie e Paesi di tutti e cinque i continenti), i giovani italiani sono mediamente meno soddisfatti dello loro vita quotidiana di quanto non lo siano i coetanei che vivono in altri Paesi.

La percentuale di quindicenni italiani che dichiarano di sentirsi “molto tesi quando studiano” è di circa 56 punti contro la media Ocse che non raggiunge il 37 per cento. L’ansia prima di un compito o di una interrogazione non sembra essere motivata da preoccupazione per la preparazione  perché il 70% degli adolescenti italiani (56% il dato generale dell’OCSE) la avverte anche quando ritiene di avere studiato adeguatamente. L’ansia sembra sostenuta dalla paura del rendimento, cioè di prendere un brutto voto (85% italiani, 66% dato generale Ocse). Un dato interessante è che il 77% dei quindicenni si sentono preoccupati quando si trovano davanti un compito che non sanno risolvere.

Per quanto riguarda le relazioni sociali invece i ragazzi italiani non hanno problemi e dichiarano di fare amicizie più facilmente di quanto non riferiscono i coetanei di altre nazioni. Diverso il discorso per i ragazzi stranieri che invece non si sentono adeguatamente accettati.
Lo studio Ocse che indaga anche gli  aspetti della salute riferisce come gli adolescenti italiani esagerino con l’utilizzo di internet. Infatti il 23,3% dichiara di trascorerre più di 6 ore al giorno connesso, al di fuori della scuola. Inevitabile che queste abitudini incidano sullo studio, sul sonno, sull’umore e quindi sul benessere generale. (Fonte La Repubblica, La scuola italiana tra le più stressanti al mondo. Un quarto degli adolescenti Internet-dipendente)

Sarebbe interessante riflettere sul dato riguardante l’ansia riportato dallo studio, che mette in evidenza come non sembri essere motivata dal timore di essere impreparati, ma piuttosto dalla preoccupazione del voto e quindi del giudizio. E’ importante che i ragazzi possano sentire la scuola come una palestra dove allenarsi e dove il risultato in qualche modo è il punto di arrivo… mentre sembra che talvolta la preoccupazione del rendimento ostacoli un processo di apprendimento nel quale l’errore è anche una occasione di crescita, perché aiuta dal punto di vista cognitivo a non apprendere meccanicamente ma a comprendere meglio il processo e, dal punto di vista emotivo, le proprie difficoltà, attitudini ecc.

In merito alla preoccupazione di un compito che non si sa risolvere, c’è da fare qualche riflessione circa la possibilità che alcuni alunni di fronte un compito ‘nuovo’, piuttosto che cercare di attingere alle proprie conoscenze per poterlo capire cerchino prevalentemente di ricordare i ‘procedimenti’. E’ evidente che in questi casi si può innescare un circolo vizioso perche l’ansia determinata dal trovarsi di fronte un compito diverso da quanto atteso influisce sui processi cognitivi così da accentuare l’idea di non essere in grado di risolverlo.

Foto pixabay
Scritto da: Letizia Mannino

La giornata internazionale della felicità

Il 20 marzo in tutto il mondo viene celebrata La giornata della felicità voluta dall’Onu con una risoluzione del 28 giugno 2012.

Oggi, tutti i principali quotidiani hanno dedicato un articolo all’argomento parlando dei fattori che contribuiscono a sentirsi ‘felici’.

Secondo uno studio dell’Università di Otago in Nuova Zelanda – pubblicato sulla rivista The Journal of Positive Psychology e riportato dall’Ansa –  il segreto potrebbe risiedere nel fare attività semplici di rilassanto e creative come dipingere, lavorare all’uncinetto, scrivere poesie, cucinare e altro ancora.

Alcuni ricercatori californiani, invece, ritengono che il picco della felicità si raggiungerebbe dopo i 40 anni nonostante a quell’età possano già comparire degli acciacchi.

Infatti i dati di una ricerca della University of California San Diego School of Medicine, pubblicata su Journal of Clinical Psychiatry, indica come i periodi più stressanti della vita la fase dai 20 ai 30 anni.  E stando a questi risultati all’aumentare dell’età crescerebbe la possibilità di avere un maggiore benessere emotivo.

L’articolo dell’Ansa riporta anche alcuni dati relativi alla classifica dei ‘paesi felici’che vede la Danimarca al primo posto mentre l’Italia si trova al 50esimo per il secondo anno consecutivo. Secondo lo studio i paesi che presentano un calo nella valutazione del benessere della vita hanno in comune che soffrono di tensioni politiche, sociali ed economiche. Tra questi paesi si trova la Grecia, l’Italia e la Spagna.

Invece ai vertici della classifica si trovano i paesi dell’Europa Centro-Settentrionale come la Svizzera (che passa dal primo posto del 2015 al secondo posto), l’Islanda, la Norvegia e la Finlandia. Ancora Canada, Olanda, Nuova Zelanda, Australia e Svezia. Seguono gli Stati Uniti (tredicesimi), la Germania (sedicesima), il Regno Unito (ventitreesimo) e la Francia (trentaduesima).  (Fonte Ansa – Alla ricerca dei segreti della felicità).

Uno dei motivi per cui, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, con il passare degli anni aumenta la percezione di ‘felicità’ può essere spiegato dal fatto che fino ai 40 anni circa si è maggiormente impegnati nella ricerca di una stabilità lavorativa, economica e familiare. Con il passare del tempo la tensione legata alla realizzazione personale dovrebbe allentarsi. Occorre quindi chiedersi cosa può mutare nell’attuale situazione in cui è presente un’importante problema di disoccupazione e dove la precarietà lavorativa  talvolta  può durare per tutta la vita professionale di un individuo?  Inoltre come dimostrano i dati Istat anche la vita della famiglia è andata incontro a diversi mutamenti che comportano  una minore stabilità dei rapporti di coppia e un significativo calo delle nascite. Da chiedersi se e in che modo i due fenomeni – instabilità lavorativa e instabilità della famiglia – potrebbero essere connessi.

A questo proposito può essere utile ricordare l’articolo 3 della Costituzione Italiana:

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini,impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

Quindi se da una parte è importante che ciascuno si impegni a livello personale per la sua realizzazione individuale, emotiva, lavorativa ecc, si ritiene che dall’altra anche le Istituzioni dovrebbero impegnarsi a mettere condizioni tali  da salvaguardare e favorire la fiducia nel futuro.  Sarebbe importante che i giovani in particolare possano avere il senso che ad un impegno serio, sia a livello di formazione che di responsabilità nelle esperienze lavorative, possa  corrispondere un risultato adeguato. Tutto questo  per permettere una realizzazione nell’ambito professionale, condizione necessaria per lo sviluppo di una progettualità familiare.

Fonte foto pixabay

Scritto da: Letizia Mannino