Tutti gli articoli di Letizia Mannino

Il matrimonio è ‘precario’?

Dal rapporto dell’Istat 2013 ‘Il matrimonio in Italia’ emerge che si accentua ulteriormente la tendenza alla diminuizione della celebrazione dei matrimoni già in atto dal 2008. Diminuiscono i matrimoni ma aumentano le coppie di fatto che sono raddoppiate dal 2008 e nel 2013 circa un nato su quattro ha genitori non coniugati.

Oltre alla convivenza come scelta alternativa al matrimonio risultano in aumento quelle prematrimoniali. Ma la posticipazione del primo matrimonio sembra da attribuirsi maggiormente alla permanenza sempre più prolungata dei giovani all’interno della famiglia d’origine.

Com’è noto il rinvio dell’uscita dalla famiglia dei giovani dovuto a diversi fattori come, solo per citarne alcuni: l’ampliamento degli studi e della formazione, la difficoltà ad entrare nel mondo del lavoro, la diffusa precarizzazione e alla crisi economica che in misura diversa sta colpendo tutti i Paesi.

Il quotidiano ‘La Repubblica’ riporta alcuni commenti di Mons Paglia, presidente del Pontificio Consiglio sulla famiglia sull’argomento. Per Mons. Paglia crescono le coppie ‘a intermittenza’ in cui magari si sta insieme per un periodo per poi lasciarsi e successivamente decidere se tornare insieme o separarsi per sempre, salvo ulteriori ripensamenti; c’è il rischio che “emerga una sorta di tendenza alla defamiliarizzazione della società, in favore sostanzialmente di una società di singoli anziché di famiglie, dove tutto viene piegato all’individualismo”.

Scritto da: Letizia Mannino

Figli e genitori … relazioni ‘a distanza’

Fonte: ‘Famiglia Oggi’

Scritto da: Letizia Mannino

Conflitti di coppia e obesità

Ancora uno studio che mette l’attenzione sulle condizioni di vita che contribuiscono all’obesità. In questo caso si parla di coppia.  Il quotidiano ‘La Stampa’ con l’articolo ‘Matrimonio infelice, obesità in agguato‘ e l’agenzia AGI – ‘Obesita’: liti di coppia e depressione fanno ingrassare‘ riportano la notizia di uno studio della Ohio State University dal quale emerge che i litigi coniugali e la depressione possono portare ad aumento del peso.

Osservate queste correlazioni si tratta però di vedere qual’è la causa e quale la conseguenza. In effetti  quando si parla di obesità talvolta si può fare confusione tra causa ed effetto. Per esempio, molto spesso l’aumento di peso si associa a bassa autostima, ma è sufficiente dimagrire per recuperare l’autostima? Dipende dai motivi sottostanti. In molte persone è proprio una problematica di autostima e insicurezza che porta ad un alterato rapporto con il cibo e quindi ai cossidetti disturbi alimentari. In questa ipotesi l’attenzione andrebbe posta sulle difficoltà emotive sottostanti.

 Una problematica analoga si può determinare nella coppia. Se la relazione invece di essere fonte di benessere e gratificazione reciproca diventa occasione di scontri e delusioni può portare (come tutte le ‘delusioni’) i partner – in particolare coloro che hanno determinati temi di vita – a mangiare di più (come è noto il cibo può avere una funzione ‘consolatoria’ seppure temporanea) o, come mette in evidenza la ricerca, a consumare meno calorie.

Come giustamente osserva Jan Kiecold-Glaser, autore dello studio “Questi risultati suggeriscono non solo come fattori di stress cronico possono portare all’obesita’, ma anche quanto sia importante il trattamento dei disturbi dell’umore. Interventi mirati alla salute mentale potrebbe quindi avere benefici anche per la salute fisica”.

Scritto da: Letizia Mannino

L’indagine della SIP sugli adolescenti

Dall’ultima indagine della Società Italiana di Pediatria sull’adolescenza dal titolo “Generazione ‘I like‘”emerge l’uso sempre più diffuso tra gli adolescenti di WhatsApp. E’ boom dei nuovi social, attraverso i quali gli adolescenti, ma sempre più anche di tantissimi preadolescenti, fanno le loro esprienza sociali, intrecciandole o meno con la vita reale.

Oramai lo strumento più utilizzato è lo smartphone con il 93% che lo utilizza per collegarsi ad internet. Nel 2008 solo il 42% del campione utilizzava internet tutti i giorni contro l’attuale 81%..

L’indagine rileva come chattare impegna molto tempo nella vita degli adolescenti anche nelle ore notturne.

Spiega Giovanni Corsello, Presidente della SIP: “I social network non vanno demonizzati, perché hanno anche aspetti di grande utilità e socializzazione. Il problema come sempre è l’abuso. La migrazione degli adolescenti dal computer al telefonino rende difficilissimo per i genitori rendersi conto del tempo effettivamente speso dai loro figli sui social. È inoltre difficile dettare regole di comportamento dal momento che la stragrande maggioranza degli adulti non ha idea di come si sviluppa la socialità sui nuovi social network, di come si strutturano le relazioni, non conosce il linguaggio utilizzato. In questo contesto parlare di controllo non ha più molto senso. Le nostre risorse per prevenire comportamenti a rischio sono il dialogo, l’ascolto, l’etica comportamentale che noi adulti di riferimento abbiamo insegnato ai figli. I quali prima di essere adolescenti sono stati bambini”. Fonte Società Italiana di Pediatria Generazione ‘I like’

Scritto da: Letizia Mannino

La risposta al pianto dei bimbi

Diversi studi nel tempo hanno messo in evidenza la correlazione fra capacità delle mamme di rispondere in modo sollecito e sintonico al pianto del bambino e lo sviluppo emotivo di quest’ultimo. ‘Il sole 24 ore’ con un articolo dal titolo ‘Il bambino piange? Le mamme con una infanzia positiva rispondono meglio’ cita una ricerca condotta dall’University of North Carolina, in collaborazione con il Fuller Theological Seminary e con la Hebrew University of Jerusalem e pubblicata su ‘Child Development’ da cui emerge, come dice già il titolo, che la capacità delle mamme di rispondere al pianto del figlio è legata anche alle esperienze che queste hanno vissuto durante l’infanzia:  laddove le esperienze erano state positive, o le difficoltà incontrate sono state superate e elaborate, le donne riescono a rispondere in modo più adeguato.

Lo ricerca, che prevedeva l’ascolto del pianto di alcuni bambini, ha messo anche in evidenza come le donne che presentavano minore capacità di rispondere al pianto risultavano meno sensibili anche al pianto dei propri figli avvertendolo con maggiore frequenza come ‘fastidioso’o ‘manipolatorio’. Fonte: Il sole 24 ore – leggi l’articolo

In effetti la teoria dell’attaccamento di Bowlby, successivamente ampliata dai suoi collaboratori, ha messo in evidenza la connessione fra la relazione del  bambino e le figure di riferimento e lo sviluppo affettivo e cognitivo.  Studi successivi hanno mostrato come non sono importanti solamente le esprienze precoci ma ache la successiva elaborazione e accettazione condotte dalla persona circa la propria esperienza personale.

Scritto da: Letizia Mannino

Coppia: la dinamica del demand-withdraw

Si sa che i circoli viziosi costituiscono sempre un problema per la coppia. ‘La Repubblica’ ha dedicato un articolo alla dinamica del demand-withdraw, una sequenza di richiesta e ritiro  dove  uno dei  partner  si lamenta e l’altro si ritira dal conflitto; sequenza che si osserva abbastanza di frequente nelle coppie in crisi.

Una ricerca condotta dall’Università del Texas, che ha coinvolto più di 14mila persone, ha messo in evidenza che se questa dinamica si prolunga nel tempo può avere effetti negativi sulla coppia; con la conseguenza di determinare un circolo vizioso.  I danni secondo la ricerca possono essere sia di tipo emotivo che fisico, come ansia, aggressività, ma anche problemi intestinali e sessuali. Osserva Paul Schrodt, autore della ricerca e professore di scienze della comunicazione presso l’Università del Texas:”I due partner si ritrovano bloccati in questo modello perché ognuno vede l’altro come il problema e come la causa del conflitto”. Fonte La Repubblica – Leggi l’articolo

Per uscire da questo tipo di situazioni entrambi i partner devono apportare dei cambiamenti, ma spesso l’importante è che almeno uno dei due prenda l’iniziativa così da poter interrompere il circolo vizioso. Infatti, finché entrambi attribuiscono all’altro la responsabilità e colpa della situazione è dfficile che riescano a guardare ai motivi del conflitto da  prospettive diverse.

Scritto da: Letizia Mannino

Partner e carriera

 

Ancora una studio che mette in evidenza l’importanza del rapporto di coppia; in questo caso si parla di carriera. L’AGI riporta la notizia di uno studio realizzato da un gruppo di ricercatori della Washington University di Saint Louis e in corso di pubblicazione sulla rivista Psychological Science che mostra una stretta correlazione tra la realizzazione degli obiettivi di carriera e le caratteristiche di personalita del proprio coniuge. Fonte AGI – Leggi la notizia

 

Scritto da: Letizia Mannino

Primo giorno di scuola: i genitori piangono

Il ‘Corriere della Sera’ riporta i risultati di un sondaggio britannico condotto dal marchio Fairy Non Bio e pubblicata da Dailymail. L’indagine condotta su circa 2000 genitori ha voluto fotografare come questi affrontano il primo giorno di scuola dei figli.

E’ emerso che mediamente madri e padri piangevano, in occasione dell’esperienza del primo giorno di scuola, cinque volte di più rispetto ai figli.

Inoltre si legge sul ‘Corriere della Sera’: “ più della metà delle madri ha iniziato a frignare fragorosamente, il 44 per cento dei genitori ha iniziato proprio in corrispondenza della data infausta a pensare a un altro figlio e i tre quarti dei padri e della madri ha dichiarato di vivere il primo giorno di scuola come la fine definitiva di un’epoca”. Fonte: Corriere della Sera – Leggi l’articolo

Quanto risulta dal sondaggio britannico sembrerebbe mettere in evidenza una difficoltà di alcuni genitori a svolgere una funzione di riferimento e sostegno per i bambini, in questo caso in occasione del primo giorno di scuola. Infatti difficilmente un genitore riesce a svolgere un ruolo di rassicurazione se lui per primo non riesce a contenere il pianto. Aspetti della relazione genitore-bambino che, invece, secondo la ‘Teoria dell’attaccamento’ risultano importanti ai fini dello sviluppo emotivo del bambino e di un senso di sicurezza e autonomia.

Scritto da: Letizia Mannino

Social network e emozioni

Ancora uno studio che si occupa di esplorare relazioni virtuali e reali. Il Venerdi di Repubblica riporta un’indagine condotta dalla psicologa Patricia Greenfiled, dell’Università della California a Los Angeles, che ha scoperto, in uno studio condotto su undicenni, che stare troppo a lungo sui social network fa perdere capacita sociali di base come riconoscere le emozioni degli altri. La Greenfiled, haottoposto un centinaio di undicenni, assidui utilizzatori di social, a un test basato sul riconoscimento,attraverso la visone di foto e video, delle cinque emozioni di base (paura, felicità, rabbia, sorpresa edisgusto).

Successivamente al test metà dei partecipanti all’esperimento si è recata a un campeggio dove non era possibilie utilizzare tecnologie come TV, smartphone, computer ecc., mentre l’altra metà ha proseguito nelle attività quotidiane. Al termine del periodo di campeggio tutti  bambini sono stati sottoposti nuovamente al test di riconoscimento; chi non aveva urilizzato tecnologie ha mostrato un netto miglioramento nel riconoscimento delle emozioni.

La ricercatrice ha quindi concluso che per sviluppare una buona capacità di riconoscere le emozionie non è sufficiente interagire sui social ma e necessario avere relazioni con le persone nel mondo reale. Fonte: Il Venerdi di Repubblica del 12/09/2014

Rivestono interesse gli studi sulla capacità di riconoscere le emozioni in quanto queste costituiscono una competenza importante in tutte le relazioni ma sicuramente ancor più in quelle affettive.

Scritto da: Letizia Mannino