Tutti gli articoli di Letizia Mannino

Cara scuola….

Il quotidiano ‘La Stampa’ ha pubblicato la lettera scritta da uno studente di un liceo classico di Trento, indirizzata alla scuola.

La lettera di Giacomo, l’autore, ha il pregio di mettere in evidenza ciò che i ragazzi stanno perdendo. Non è solo questione di didattica, una lezione si può tenere in tanti modi. Ma ad alcuni ragazzi mancano i professori, mancano i compagni. E, altro aspetto fondamentale, manca il feedback relazionale. Infatti, come scrive Giacomo: dove sono finite le alzate di mano? Gli sguardi dei prof, quelli dei miei compagni, il suono della campanella? Dov’è la mia bidella preferita? Le relazioni che fine hanno fatto?

Il rischio è che la scuola cosiddetta a distanza risulti più sbilanciata sulla didattica, sulle lezioni, mentre sarebbe importante riuscire a mantenere il filo relazionale che si è perso con il venir meno della quotidianità della scuola.

Ma evidentemente non è stata una scelta programmata e in un attimo, la scuola è passata dalle aule allo schermo…

Fonte:

La Stampa, Cara scuola, ecco cosa mi manca di te

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Scritto da: Letizia Mannino

Dalla pandemia c’è da imparare: quattro lezioni di Zamagni

Su ‘Politica insieme’ è stato pubblicato l’articolo ‘Le quattro lezioni della crisi secondo Zamagni’, un’intervista al professore già presidente dell’Agenzia per il terzo settore, professore alla Johns Hopkins University, preside della Facoltà di economia dell’Università degli Studi di Bologna e presidente della Pontificia accademia delle scienze sociali.

I temi economici riguardano tutti gli ambiti della vita anche quello familiare e dell’individuo. Prenderò, quindi, come spunto due delle lezioni di Zamagni: la prima e la terza.

Ha scritto Erodoto: “Ta pathemata mathemata”, le sofferenze [quelle serie] insegnano. Cosa ci sta insegnando la terribile crisi che dal 21 febbraio ci sta perseguitando?

Secondo Zamagni negli ultimi decenni la cultura ha messo in dispare una delle virtù cardinali: la prudenza. Facendo credere che prudente è il soggetto che teme di prendere decisioni perché non vuole assumersene il rischio. Mentre invece la prudenza è la virtù del voler guardare lontano per mirare al bene comune. Zamagni a questo proposito fa riferimento a come è stata affrontata la Pandemia : “Perché si è atteso fino al 21 febbraio per prendere i primi timidi provvedimenti quando si sapeva da oltre un mese e mezzo che in Cina (e subito dopo in Corea del Sud) il virus andava mietendo vittime? Perché si è fatto credere che la pandemia fosse un caso di cigno nero, cioè un evento imprevedibile, quando invece era stato previsto da almeno tre anni?”.

Credo si possa dire che la prudenza è una virtù  di cui avremmo bisogno in tutti gli ambiti della vita. Ci permette di discernere e valutare bene senza però essere immobilisti. In particolare ci dovrà guidare in questo periodo di emergenza coronavirus nel quale dovremo essere per l’appunto prudenti. Svolgere le diverse attività con spirito cauto al fine di salvaguardare noi stessi, gli altri e tutta la comunità.

E’ una virtù utile nelle relazioni, negli affetti, nel lavoro …in ogni contesto. E come spiega Zamagni sarebbe stata utile anche per affrontare l’emergenza coronavirus.

Talvolta non si è prudenti per timore di incorrere nella disapprovazione altrui. Il comportamento sotteso da prudenza spesso viene valutato a posteriori; quindi se ha permesso di evitare un pericolo o prevenire un esito negativo verrà definita prudenza ma se invece non si verifica nulla di ciò che ha determinato le scelte che si erano considerate prudenti si verrà più facilmente definiti paurosi e allarmisti.

Potremmo dire che la virtù della prudenza necessità di una certa quota di autonomia di giudizio. Senza che diventi presunzione o scarsa attenzione al punto di vista degli altri,  occorre tuttavia mantenere un’adeguata attenzione alla rotta delle proprie valutazioni.

Come anticipato l’altra lezione che vorrei citare è la terza:  “La salute di una persona e di una popolazione è funzione di cinque variabili. Certamente la sanità è la prima di queste, le altre quattro sono: gli stili di vita, le condizioni lavorative, l’ambiente (ecologico), la famiglia

A questo proposito il prof. Zamagni tocca un altro punto rilevante. Occorre certamente mettere mano alle carenze sanitarie che si sono evidenziate nell’emergenza attuale ma non sarà sufficiente se non si presta attenzione anche alle altre variabili: “Per farmi capire: non si muore e non ci si ammala solo a causa del virus, ma anche per la denutrizione (o malnutrizione) o per il senso di isolamento sociale che deriverebbero da una eventuale grave e lunga recessione economica.”  Aggiunge il Prof. Zamagni che ci sarebbe un’altra aggravante che mentre il virus colpisce tutti indistintamente le conseguenze indirette andrebbero a colpire fasce della popolazione più debole e in difficoltà.

E prosegue Zamagni: “Che fare allora? Occorre intervenire, sin da ora, senza aspettare la fine della pandemia (prevista per l’inizio dell’autunno), affinchè il governo dia vita ad un gruppo di lavoro formato da persone competenti, libere da ogni legame di partito e di affari, con forte motivazione intrinseca, al quale chiedere di elaborare, in un lasso di tempo di non più di tre mesi, un piano di rinascita nazionale. Il gruppo dovrà darsi da sé le regole per lo svolgimento della propria missione, senza interferenza alcuna dall’esterno. Il piano verrebbe poi affidato al governo e al parlamento che decideranno in merito. (A scanso di equivoci, un piano non è una lista di proposte – ce ne sono già fin troppe – ma un insieme articolato di progetti). Sarebbe questo un esempio concreto di quella democrazia deliberativa (che non è, beninteso, la democrazia decidente) verso la quale il nostro paese dovrà andare se vorrà vedere l’alba di un nuovo giorno”.

Concluderei dicendo che le lezioni proposte  da Zamagni costituiscono un valido modo per trasformare un evento gravemente avverso come la pandemia nella possibilità di cogliere l’occasione – non scelta e voluta – per ‘aggiustare’ alcune distorsioni che probabilmente hanno contribuito al verificarsi dell’evento stesso.

 

Fonte:

Le quattro lezioni della crisi del Covid 19 di Stefano Zamagni, Politica insieme.com

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Scritto da: Letizia Mannino

Relazioni familiari e emergenza covid

Con l’emergenza Coronavirus si stanno modificando tutte le abitudini  e anche le relazioni affettive devono adeguarsi. Se tutto va bene nelle prossime settimane si riprenderanno progressivamente alcune attività ma sarà ancora necessario usare i distanziamenti fisici per prevenire la circolazione del virus.

E a proposito di cambiamenti sembra che alcune app di dating invitano gli utenti a conoscersi meglio on line e di rinviare l’incontro al dopo pandemia. A New York sono temporaneamente sospesi i matrimoni, al Nord d’Italia chi ha deciso di sposarsi nonostante la pandemia lo ha fatto con mascherina e senza invitati.

In questo periodo è difficile conoscere persone e ancor più ‘uscire insieme’, darsi un appuntamento. Nel caso ci si dovrà vedere a distanza… e sembra un paradosso…

Quanto citato fin adesso riguarda l’incontro, la formazione del rapporto.

Poi ci sono le coppie già formate, che convivono o sposate, con e senza figli. In questo caso cambiano le regole relazionali e della vita dentro casa. Fino a poco tempo fa le coppie nelle quali entrambi i partner lavorano,  erano, generalmente , abituate a vedersi la sera o i giorni festivi. Oggi in molti casi si lavora da casa e si passa la giornata nello stesso luogo; è quindi  necessario pianificare tutto.  Se ci sono i figli andrà ripensata la gestione familiare  in relazione alle loro età. Anche bambini e ragazzi sono a casa e quindi oltre ad organizzare il tempo di studio occorre pensare anche quello di svago per i più piccoli. Conciliare tutto non è semplice. Tanto più che quando parliamo di coppie e famiglie si aprono scenari molto vari e diversi. Ogni nucleo familiare si trova ad affrontare  l’emergenza coronavirus con la sua storia, la sua specifica condizione emotiva, relazionale ed economica. Sulla qualità della nuova suddivisione degli spazi incidono diversi fattori, tra cui evidentemente anche  la dimensione della casa e quanto quest’ultima permette l’organizzazione degli spazi secondo le esigenze di ciascuno. Ma pesa anche la flessibilità e la capacità di adattamento dei componenti della famiglia. L’equilibrio di molte coppie si basa anche sui ritmi abituali in cui gran parte delle ore della giornata vengono trascorse fuori casa per ritrovarsi  quando si rientra la sera. Oggi è tutto diverso. Quindi è evidente che non sarà lo stesso se una famiglia vive in una casa piccola o in una casa grande e ampia.

Ma anche chi avesse una villa seppure non avrà il problema dello spazio, dovrà comunque  riorganizzarsi per trovare il tempo e un luogo dove per ogni attività che i membri della famiglia devono svolgere. I genitori dovranno da una parte ritagliarsi un angolo per poter lavorare e contemporaneamente tenere d’occhio i figli in particolare se ancora piccoli.

Però è importante considerare che i cambiamenti descritti non è detto che costituiscano solo un problema. La necessità di riorganizzarsi può anche portare a dei miglioramenti. Per esempio in queste settimane diversi articoli dei quotidiani sono dedicati a come l’emergenza pandemia sta aiutando a modificare la suddivisione dei ruoli tra padri e madri. I papà che devono rimanere a casa scoprono l’impegno di seguire i figli: la fatica ma anche il positivo di sentirsi maggiormente un riferimento per i bambini. E in particolare nelle situazioni in cui è il papà che lavora da casa mentre la mamma continua a lavorare all’esterno, questa inedita esperienza  permetterà ai padri di comprendere meglio il carico abituale della moglie.

Inevitabile che laddove il clima relazionale è sereno e c’è armonia l’emergenza coronavirus potrà risultare più affrontabile, anche se non esente da difficoltà. Infatti quando le relazioni in famiglia sono distese e tranquille ci può essere maggiore collaborazione per potere affrontare i disagi che può presentare l’emergenza coronavirus. Mentre laddove sono già presenti tensioni o conflitti bisogna vedere che forma prendono in questo periodo; se vengono attenuati dai nuovi ritmi di vita che impone l’emergenza o se invece vengono amplificati.

In tutti i casi è sempre bene cercare di non esasperare le tensioni. In questo momento può essere opportuno evitare le discussioni rinviandole  a una fase successiva. Per adesso bisognerebbe  cercare di promuovere il dialogo e la comunicazione. E se il nervosismo aumenta meglio fermarsi e rinviare il chiarimento a quando entrambi i partner hanno ritrovato una maggiore calma.

Il periodo è difficile. Ma  c’è una quota di difficoltà che ci riguarda tutti e un’altra individuale. Ricondurre eventuali stati di nervosismo e insofferenza semplicemente al coronavirus potrebbe essere riduttivo perché la reazione di ciascuno risentirà di diverse variabili tra cui quella personale. Tenere presente questo aspetto aiuta a non spiegare gli stati di disagio avvertiti esclusivamente con la situazione imposta dal coronavirus, ma tentare invece una comprensione più articolata che tenga conto della risposta individuale allo stato attuale delle cose. Pertanto tanto più ciascun componente della coppia riesce a comprendere i suoi sentimenti verso la situazione e più facilmente potrà parlarne e aiutare gli altri componenti della famiglia a comprendere eventuali difficoltà. Essere chiari aiuta a prevenire equivoci e fraintendimenti. E per affrontare meglio l’emergenza in corso serve pazienza, capacità di mediazione, sensibilità e comprensione.

Alcune indagini hanno rilevato che in Cina nel periodo post quarantena c’è stato un aumento dei divorzi. Probabilmente se alcune coppie non avessero agito mentre ancora si trovavano in una condizione di stress avrebbero potuto verificare la possibilità di recuperare il rapporto. E’ difficile tenere conto di tutti gli elementi che entrano in gioco. Ma certamente va ricordato che non ci si ritrova tutti a casa perché in vacanza. E quindi lo stato di stress inizia dall’effetto che fa a ciascuno ritrovarsi nella situazione attuale; che come abbiamo già ricordato non è uguale in tutte le regioni, non è uguale per tutte le persone (pensiamo ad esempio a chi ha perso il lavoro o a chi teme per la sua salute), non è uguale per tutte le famiglie.

Quanto descritto merita ulteriore attenzione se ci sono figli.  Il dialogo e la mediazione vanno esercitati con particolare riguardo verso di loro.

La famiglia deve cercare di trovare un nuovo temporaneo equilibrio. Non sappiamo ancora quanto tempo richiederà la gestione della pandemia. Quindi dobbiamo provare ad essere speranzosi ma contemporaneamente cauti e prudenti.

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Scritto da: Letizia Mannino

10 consigli dei pediatri

La Società Italiana di Pediatria (SPI) ha elaborato per i genitori  un breve decalogo che contiene 10 consigli per organizzare al meglio la giornata dei bambini in questo periodo di permanenza a casa.

Si suggerisce di organizzare la giornata come se i bambini dovessero andare a scuola, quindi colazione, igiene, attività scolastiche ecc. Sul sito della Società si trova uno schema della giornata.

L’attenzione viene posta su diverse attività tra cui: l’importanza di mantenere una routine e di rispettare delle regole igieniche (lavarsi bene le mani); inoltre è utile favorire una progressiva responsabilizzazione che sia adeguata all’eta dei bambini, mantenere con regolarità i rapporti con compagni e parenti, organizzarsi per fare attività fisica in casa o sul balone (o in giardino). In questo periodo in cui anche molti genitori si trovano a lavorare a casa, è utile convolgere i bambini nelle diverse attività quotidiane come per esempio cucinare, riordinare ecc. Inoltre è importante evitare di far trascorerre ai piccoli troppo tempo davanti al televisore o al computer.

Fonte :

Poster ‘Stiamo a casa’, le attività suggerite dalla SPI

Società Italiana di Pediatria – SPI

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Scritto da: Letizia Mannino

Soluzioni nuove per problemi nuovi

Il coronavirus come oramai appare abbastanza evidente non è solo un problema sanitario ma sta influendo su molteplici aspetti della vita, agendo sia su problemi preesistenti  sia determinandone di nuovi. Tra questi la crisi economica e il problema del lavoro che si stanno aggravando a causa del ‘fermo’ del Paese dovuto al lockd down. Provvedimenti che però si sono resi necessari per contenere e bloccare la diffusione del virus e quindi salvaguardare la salute di tutti i cittadini.

Inoltre ci sono gli effetti provocati dall’improvviso cambiamento delle abitudini relazionali e affettive.  A causa delle restrizioni stanno cambiando gli equilibri familiari e individuali. Occorre riorganizzarsi in modo diverso. E non tutti, per diverse ragioni, hanno la facilità di adattarsi a situazioni nuove. Appare pertanto evidente che la situazione attuale non rappresenta una preoccupazione solo per la salute ma in misura diversa investe i diversi ambiti dell’esistenza.

I Governi stanno prendendo delle decisioni per far fronte all’emergenza sanitaria.  Ma poi ciascun individuo dovrà recepire i cambiamenti di vita che richiedono i provvedimenti del Governo e cercare di individuare delle strategie nuove per integrare le ‘attuali regole’ nel proprio contesto lavorativo, personale e familiare.

Interessante un’intervista uscita sull’Agenzia Ansa all’economista Baccarani, Emerito di Economia e Gestione delle Imprese presso l’Università di Verona  e socio della SIMA (Società Italiana di management) di cui vorrei citare solo alcuni punti.

Per l’economista è venuto meno il senso di onnipotenza e invulnerabilità a cui la scienza ci aveva abituati; a causa del virus ci  siamo scoperti fragili.

Mi chiedo se il senso di invulnerabilità potrebbe avere influito sul modo con cui è stato valutato il possibile impatto del virus e sulla scelta delle strategie che sono state messe in campo inizialmente.

L’altro punto che vorrei citare è più strettamente connesso al tema del lavoro. Baccarani spiega come il contesto ambientale in cui le imprese agiscono è diventato iper-complesso a causa del virus e che per far fronte a questo nuovo scenario le imprese dovrebbero tenere conto di tre linee di azione: l ’armonizzazione dell’emergenza e della prospettiva, la rimodulazione del processo decisionale, il consolidamento e il rafforzamento della fiducia che scorre nelle relazioni aziendali.

In questa sede voglio soffermarmi sulla rimodulazione del processo decisionale perché costituisce un punto importante e non solo nell’ambito aziendale.

Infatti spiega Baccarani che la rimodulazione del processo decisionale richiede la  consapevolezza che l’imprevedibile non può essere affrontato con la sola razionalità ma neppure solo con l’intuito,  occorre trovare una sorta di mediazione che poi al dunque non è altro che il buon senso.

Tornando al cambiamento del contesto aziendale, l’economista chiarisce che occorre “… lasciare spazio anche a scelte fuori dagli schemi consolidati entro i quali ci si è mossi. Così, se i clienti non possono andare in libreria, il libraio può unire la tecnologia dei social e quella della bici per le consegne rimodulando una relazione e arrivando ad immaginare modelli di business inediti” (Fonte articolo Ansa).

Nell’articolo viene toccato un punto importante: situazioni nuove andrebbero affrontate con soluzioni nuove.  Avere presente questa prospettiva può venirci in aiuto nel far fronte ai diversi contesti coinvolti dall’emergenza coronavirus.

Con una certa frequenza le difficoltà vengono acuite dal tentativo di mantenere vecchi schemi che non si adattano più a una situazione che si è modificata.  Per esempio proviamo a pensare a una persona che a causa di un cambiamento nello stato di salute ricevesse indicazione dal medico di modificare il proprio stile di vita; probabilmente l’individuo descritto soffrirebbe di più se continuasse a mettere l’attenzione sulle attività che non può più svolgere oppure se cercasse principalmente di mantenere le vecchie abitudini adattandole. In alcuni casi può essere  più vantaggioso cercare di estrapolare le caratteristiche fondamentali di ciò che si era abituati a fare e individuare  nuove attività che possano essere gratificanti senza allo stesso tempo danneggiare la salute.

Per fare un esempio attuale: se una famiglia composta da genitori e figli cerca di mantenere l’organizzazione abituale della casa (quella che aveva prima della chiusura delle scuole e delle successive restrizioni) si potrebbero generare tensioni e nervosismo. Probabilmente l’esigenze in questo periodo sono diverse. I ragazzi studiano a casa e  molti lavoratori sono in smart working. A partire dalla valutazione delle diverse esigenze di chi deve studiare o  lavorare andranno create delle postazioni di lavoro e forse si dovranno creare dei turni. L’esempio non vuole in alcun modo essere esaustivo;  ma soltanto abbozzare un’idea di cosa potrebbe voler dire che situazioni nuove richiedono soluzioni nuove, applicandolo  alla vita quotidiana, in casa.

Per appronfondire:

Ansa, Non più onnipotenti ma fragili, così il coronavirus ci sta cambiando. L’economista Baccarani, per le aziende si ripartirà con idee e network

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Scritto da: Letizia Mannino

La Scuola ai tempi di #IoRestoaCasa

Come affrontano la scuola ‘a distanza’ le famiglie? Si parla sempre più di frequente di quanto  sono cambiati i rapporti tra genitori e insegnanti  negli anni. Un tempo, non troppo lontano,  un genitore difficilmente avrebbe contraddetto il  parere di un insegnante; oggi invece sempre più di frequente accade che le mamme e i papà sentano di potere entrare nel merito del funzionamento scolastico.

La vignetta di seguito descrive in modo ironico e divertente il comportamento che possono assumere alcuni genitori che non tollerano voti bassi o note ai loro figli.

Ma cosa accade ai tempi del coronavirus quando molte famiglie, spesso uno o entrambi i genitori si  trovano a casa in  smart working?  Intervengono a vigilare i figli?

Sul quotidiano La Repubblica l’articolo “Coronavirus, lezioni a distanza, i genitori prendono la nota: “Smettete di suggerire le risposte ai ragazzi”, descrive alcune situazioni in cui i docenti hanno sentito di dover vigilare per verificare che gli studenti non venissero aiutati.

Va detto che  la gli insegnanti, gli alunni e i genitori sono stati catapultati in questa ‘nuova’ scuola senza preparazione. Tutti si sono trovati a dover fare i conti con una modalità nuova a cui non erano abituati dal punto di vista relazionale, didattico, emotivo ecc.  Infatti seguire una lezione a distanza attiva in tutti gli attori coinvolti aspetti differenti da quelli sperimentati in aula, nel contesto scolastico.

E  proprio perché è saltato il consueto contesto è importante che si crei una collaborazione in modo da cercare di affrontare questo periodo di emergenza coronavirus con il minor danno. Bisognerà pertanto  incoraggiare i ragazzi ad affrontare  seriamente questo periodo perché se ne avvantaggeranno quando riprenderà la scuola.

Ritornando all’articolo del quotidiano ‘La Repubblica’, come già illustra il titolo, viene messo in evidenza come i genitori in alcuni casi cerchino di aiutare i figli con suggerimenti vari. Alcuni insegnanti pertanto per avere un ‘controllo’sulla classe virtuale cercano di utilizzare gli strumenti che offre la tecnologia stessa per vigilare sul fatto che i ragazzi non copino.

Credo che senza indugiare in forme di lassismo vada considerato anche l’aspetto emotivo. Ormai da settimane le vite di tutti sono cambiate in modo significativo. E ancor più il cambiamento si manifesta nelle regioni che sono state  maggiormente interessate dalla diffusione del virus. L’attenzione alla componente emotiva e psicologica non serve per creare una comprensione generica, del tipo tutti promossi ecc. Ma piuttosto è la via per far capire ai ragazzi la serietà della situazione dove ognuno di noi è chiamato a fare la sua parte per quello che gli compete, in modo che le conseguenze di questo periodo non siano ancora maggiori di quello che inevitabilmente saranno. E il compito di studenti, insegnanti e genitori dovrebbe essere collaborare affinché questa fase scolastica legata al coronavirus possa essere portata avanti nel migliore dei modi che la situazione emergenziale consente.

Di questi tempi è importante anche cercare di sorridere; perciò può essere di aiuto l’ironia in quanto consente di  rappresentare alcune situazioni sdrammatizzandole, come il video dell’attrice Mare Amelia Monti mostra:

Video dell’attrice Maria Amelia Monti

Per approdondire:

La Repubblica, “Coronavirus, lezioni a distanza, i genitori prendono la nota: “Smettete di suggerire le risposte ai ragazzi”

Scritto da: Letizia Mannino

#IoRestoaCasa: attività creative con i bambini

In queste settimane vengono forniti tanti suggerimenti per organizzare il tempo e le attività da svolgere a casa; e molti consigli sono rivolti all’ intrattenimento dei bambini. Propone degli spunti per i più piccoli anche Alessandra Falcone responsabile del Centro Alberto Manzi e del Centro Zaffiria. In un’intervista pubblicata da Vita spiega come “L’arte e la creatività, coltivate tra le mura domestiche, possono certamente aiutare i bimbi a comprendere e a superare meglio questo momento, l’importante, però, è che anche l’adulto si lasci trascinare dal piacere di prendersi cura della propria fantasia”.

Alessandra Falcone è esperta  di educazione ai media  e con RaiScuola ha curato il ciclo di trasmissioni “Alberto Manzi. L’attualità di un maestro”. Le associazioni dove lavora in questo periodo di emergenza coranavirus si stanno impegnando per  mettere a disposizione materiale che può essere usato a distanza  e che possa aiutare  genitori e insegnanti a trovare ispirazione. Infatti, dovendo stare a casa è importante riuscire a trovare dei modi creativi  per trascorrere del tempo insieme in famiglia.

Nei siti delle associazioni citate è possibile trovare filmati e idee per organizzare le attività con i bambini in modo creativo.

Nel sito del Centro Alberto Manzi si trova diverso materiale tra cui dei video che riproducono parti della trasmissione televisiva ‘Non è mai troppo tardi’ condotta da Alberto Manzi e che andò in onda in Rai dal 1960 al 1968.

Fonti per approfondire:

Vita, Più che case tecnologiche ai bambini servono famiglie in relazione

Centro Alberto Manzi

Centro Zaffiria

Fonte foro: Pixabay

 

 

 

Scritto da: Letizia Mannino

I consigli di un astronauta per #IoRestoaCasa

L’astronauta della NASA Nick Hague, abituato a condividere per lungo tempo gli spazi angusti di una stazione spaziale fornisce alcuni consigli  su come affrontare al meglio la permanenza a casa

Ecco alcuni suggerimenti:

  • Creare uno spazio per se stessi dove ritirarsi ogni tanto
  • Trovare un modo per ricaricarsi mentalmente e distrarsi
  • Tenere presente che stiamo tutti nella stessa barca
  • Non dimenticare l’importanza della comunicazione: esprimere quello che si prova ed ascoltare gli altri
  • Non concentrarsi su quello che non si può controllare
  • Concentrarsi sulle cose sulle quali si può incidere e quindi che si possono provare a modificare

Per vedere il  Video

La Repubblica, Video: Coronavirus, i consigli dell’astronauta per la quarantena in spazi stretti: “Cercate un angolino per voi stessi, collaborate e comunicate”

Fonte foto: Freepik

Scritto da: Letizia Mannino

Emergenza coronavirus: bambini a casa

Il momento è difficile per tutti  ma certamente le situazioni non sono tutte uguali. Pensiamo infatti a chi aveva già altre patologie in corso. A chi invece aveva problemi di salute e stava facendo accertamenti. A chi vive in ambienti molto piccoli, a chi ha in famiglia persone con problemi di salute fisica o psichica. Purtroppo già è difficile in tempi ‘normali’ rispondere in modo adeguato alle esigenze individuali e ora a causa del momento critico è ancora più difficile.

E vanno considerati inoltre i bisogni dei bambini e dei ragazzi. In diverse città (per esempio Firenze, Milano e Roma),  alcuni genitori si sono fatti promotori della richiesta che venga prevista la possibilità di fare una passeggiata con i bambini.

I pareri sull’argomento sono diversi. La lettera aperta dei genitori di Milano, pubblicata dal Corriere della Sera, ha tra i firmatari associazioni, psicologi, insegnanti e richiede che ai bambini venga concessa un’uscita al giorno a piedi, di corsa, in bicicletta o su monopattino, accompagnati da un genitore che gestisca il rispetto delle distanze e senza che si formino assembramenti.

La richiesta dei genitori è assolutamente comprensibile, ma in questo momento di emergenza vanno tenute in considerazione diverse variabili tra cui la sicurezza dei bambini stessi, dei loro genitori e dei parenti. Il coronavirus a causa della sua facilità di contagio ci coinvolge tutti e l’interesse del singolo è strettamente connesso a quello della collettività.

Nella situazione emergenziale che stiamo vivendo emergono  opinioni diverse sul modo di affrontare l’intrattenimento dei più giovani.

La pedagogista Elena Zanfroni, docente all’Università Cattolica di Milano, in un’intervista pubblicata dal quotidiano ‘La Repubblica’ esprime la sua perplessità circa la richiesta dell’ora d’aria; non tanto perché non risulti legittima e comprensibile ma per la difficoltà e  per i rischi che presenterebbe la sua attuazione.

Per la docente sono i genitori che dovrebbero cercare strategie per gestire la permanenza a casa. E precisa come non esista un’unica ricetta, ma ad ognuno è affidato il compito di trovare una modalità propria; suggerisce  inoltre di mantenere la consueta ritualità all’interno della casa: chiedendo ai figli di lavarsi e vestirsi (senza restare in pigiama) anche se dovranno seguire una lezione a distanza.

Mentre  lo psicoterapeuta Alberto Pellai in un’intervista pubblicata dal Corriere della Sera sostiene che sarebbe bene per i bambini avere la possibilità di passare del tempo all’aperto. Per il terapeuta è come se i bambini a causa della compressione potessero diventare una sorta di pentola a pressione.

Oggi finalmente è arrivato il chiarimento del Viminale che prevede la possibilità per un genitore di fare una camminata con il figlio nei pressi della propria abitazione, ma restando invariati i criteri del decreto in merito alle uscite. Viene ribadito che non è possibile correre, andare in bici, in monopattino o altri giochi. Era infatti difficile che potesse venire recepita appieno la richiesta avanzata.

Come possiamo affrontare la complessità della situazione? Un possibile approccio potrebbe consistere nell’evitare di mettere l’attenzione su quello che non si può fare, cercando piuttosto di cogliere l’occasione per fare delle cose con i figli che in genere non è mai stato possibile fare. Partendo dall’evidenza che alcune delle  modalità usuali di intrattenimento dei bambini in questo momento non sono attuabili, occorre pertanto provare a trovare delle attività nuove. Se ci si concentra su ciò che non si può avere diventa difficile cogliere nuove opportunità. E la frustrazione dei genitori rischia di ‘contagiarsi’ ai bambini, rendendoli più ingestibili e contribuendo a creare circoli viziosi.

E’ evidente che il momento è complesso per tutti,  anche per i genitori, magari impegnati comunque con il lavoro all’esterno o in smart working, e in mille altri problemi quotidiani.

Inoltre sarebbe importante non ‘personalizzare’ il contenuto dei decreti del Governo, per esempio facendo confronti tra il si all’uscita dei cani e il non avere citato i bambini. Non credo che prevedere l’uscita dei cani comportasse una mancanza di attenzione nei confronti dei bambini. Come ha spiegato il sindaco di Prato (Articolo del Corriere della Sera) i cani possono uscire per fare i bisogni perché non sanno usare il bagno. Sta poi al senso di responsabilità individuale non approfittare delle situazioni per uscire.

Vengono limitate uscite e contatti perché l’obiettivo è quello di contenere la diffusione del virus. Se tutti uscissero sentendosi un’eccezione, ci ritroveremmo tutti sotto casa; immaginiamo: spostamenti in ascensore, nelle scale dei palazzi… L’intento delle limitazioni è da ritenersi protettivo.  Non era possibile tenere conto delle esigenze di tutti perché sarebbe venuto meno il senso stesso delle restrizioni.

Ci sono tante cose che in ‘tempi normali’ erano abbastanza scontate e che ora non lo sono più. Pensiamo ad alcuni sanitari impegnati in prima linea che non possono neppure vederli i figli, anche per paura di contagiarli; certamente tutto questo comporterà una sofferenza per i figli e per i genitori. Inoltre in questo momento di emergenza, sempre a causa del rischio contagio,  è difficile avere cura di chi sta male. Solo per citare  alcuni esempi di rinunce emotive che richiede la gestione dell’emergenza sanitaria in corso.

Quindi le richieste dei genitori sono certamente comprensibili, tuttavia va tenuto presente che il momento è molto difficile.

Per concludere un suggerimento anche se potrebbe sembrare non facile da attuare: provare  a vedere la situazione da una diversa prospettiva…

Letizia Mannino

Per approfondire:

Corriere della Sera, La pedagogista Zanfroni: “Un’ora d’aria per i bambini? La vedo difficile, i genitori sarebbero i primi trasgressori”

La Repubblica,  I diritti dei bambini al tempo de virus

Corriere della Sera, Coronavirus e proroga chiusure scuole. L’appello degli psicologi: “Un’ora d’aria per i bambini, i decreti devono occuparsi anche di loro”

Corriere della Sera, Coronavirus, cara Raggi, per la passeggiata ai cani si e ai bambini no?

Corriere della Sera, Bambini a casa e coronavirus, lo psicoterapeuta Pellai: ci vuole una misura ad hoc o esploderanno

Fonte foto: Freepik

 

Scritto da: Letizia Mannino

Emergenza coronavirus: la vita cambia

Da settimane siamo in emergenza per il Coronavirus e le nostre vite sono cambiate  e cambieranno a tanti livelli, in termini pratici e relazionali.  Per evitare il contagio (di contagiare e di essere contagiati) è necessario tenere il distanziamento sociale. Inevitabile avere la preoccupazione di ammalarsi o che stia male un proprio caro, amici e persone vicine.

Gli individui che si ammalano e risultano positivi al test, o che sono stati vicino a chi è positivo,  devono stare in quarantena e questo talvolta viene affrontato a casa propria con tutte le difficoltà che la situazione comporta.

E necessario proteggere le persone più fragili, ma questo si traduce di fatto nell’impossibilità di vederle.  Dobbiamo purtroppo allontanare proprio chi potrebbe avere più bisogno di una vicinanza.

Inoltre c’è il capitolo molto doloroso che riguarda l’impossibilità di stare accanto a chi sta male e a chi purtroppo decede. Tutti i gesti e i comportamenti con cui siamo abituati ad esprimere cura e affetto ai nostri cari, quando sono malati, per adesso sono ‘sospesi’.

Anche il personale  sanitario, come abbiamo letto, medici e infermieri,  in particolare al nord dove sono più impegnati a far fronte ai numerosi malati, sono costretti a ‘tenere le distanze’ da figli e familiari per evitare un possibile contagio.

Per riuscire a contenere la diffusione del virus è stato opportuno e necessario mettere la distanza fisica nelle situazioni sociali.

Contemporaneamente, in seguito alle limitazioni disposte dai diversi decreti, ci si ritrova molto ‘più vicini’ dentro casa. Le scuole sono chiuse e si è cercato il più possibile di favorire il telelavoro, lo smart working ecc. e di conseguenza le diverse attività vengono svolte  da casa

Pertanto le distanze aumentano all’esterno e spesso diminuiscono all’interno delle proprie abitazioni. Per molti questa è una esperienza piacevole, l’occasione per stare più tempo insieme ma non è sempre così. Intanto occorre riorganizzare gli spazi perché se non si vive da soli ognuno deve avere una postazione di lavoro; e se ci sono i figli anche loro devono avere degli spazi per seguire le lezioni e studiare.

Non tutte le famiglie hanno appartamenti con spazi adeguati. E quindi occorre ripensare gli ambienti. Tutto questo può essere anche divertente se in famiglia c’è armonia, ma purtroppo non sempre è così. Ci sono famiglie che devono far fronte a difficoltà di varia natura. E quindi occorre trovare un modo per non stressare troppo le situazioni. E quando è opportuno e necessario non bisogna esitare a chiedere aiuto.

Fin qui ho fatto riferimento a chi lavora da casa. Ma se pensiamo a tutte le attività che sono state chiuse non è difficile immaginare che tante persone in questo momento non hanno reddito o gli si è notevolmente ridotto. Pensiamo anche a chi aveva già un lavoro precario e magari in questa situazione lo ha perso. Quindi all’emergenza sanitaria si affianca una problematica economica che può mettere individui e famiglie in seria difficoltà.

Pertanto accanto all’emergenza più specificamente sanitaria vanno considerati gli aspetti emotivi, relazionali affettivi,  la gestione dei conflitti, il lutto, gli aspetti economici ed altro ancora, tanto più che non sappiamo la durata di questa emergenza.

Secondo un sondaggio condotto dall’Osservatorio Europeo sulla Sicurezza di Demos-Fondazione Unipolis il 73% degli Italiani ritiene che l’epidemia durerà alcuni mesi e  per il 16% ameno un anno.

Non sappiamo ancora quale sarà la durata delle limitazioni attuali e quali altri provvedimenti potrebbero essere ritenuti utili a salvaguardare la salute di tutti. Di conseguenza occorre preparasi anche emotivamente a far fronte ai provvedimenti e ai cambiamenti che si dovessero rendere via via necessari. Dovremo cercare di convivere con limitazioni, incertezze e paure.

Per adesso ho citato solo dei temi che attengono alla pandemia del covid 19 e alcuni di questi cercherò di approfondirli.

In questi giorni anche diversi quotidiani hanno pubblicato articoli che affrontano vari argomenti tra i quali: come spiegare ai bambini il coronavirus, come gli adolescenti affrontano la sospensione delle attività abituali, la paura della malattia e il lutto.

Letizia Mannino

Per approfondire l’indagine citata:

Osservatorio Europeo per la sicurezza

Fonte  immagine Pixabay

Scritto da: Letizia Mannino