Uno studio tedesco mette in correlazione l’ansia delle mamme, già da quando sono in attesa, e il pianto del bambino. La ricerca condotta da Johanna Petzoldt dell’Università di Dresden e pubblicata sulla rivista Archives of Disease in Childhood ha coinvolto quasi 300 gestanti che sono state seguite dall’inizio della gravidanza fino al parto e successivamente ricontattate quando il bimbo aveva 4 e 16 mesi. L’osservazione ha evidenziato che laddove la mamma soffriva d’ansia era più probabile che il bimbo presentasse pianti prolungati (fino a 2-3 ore) e per più giorni della settimana.

Simonetta Gentile, Responsabile di Psicologia Clinica dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma commenta che lo studio conferma ciò che si ossserva abitualmente nella pratica clinica : “Il comportamento del bambino dipende molto dallo stile di attaccamento che si genera con la mamma – spiega Gentile – quindi è chiaro che un attaccamento sicuro e una mamma che non va subito in ansia favorisce uno sviluppo più armonico del bambino e il piccolo diventa più resiliente”.

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Diversi studi condotti sulla teoria dell’attaccamento da Bowlby e collaboratori hanno messo in evidenza la possibile correlazione fra lo stile di accudimento materno, ma non solo, e lo sviluppo di un senso di sicurezza personale del bambino. Individuare questi aspetti è importante per poter interrompere eventuali circoli viziosi. Infatti una mamma in ansia corre il rischio di essere ulteriormente ‘allarmata’ da un bimbo che piange in modo ‘inconsolabile’. Per le neomamma, quindi, può risultare importante capire il motivo dei propri stati ansiosi; così facendo non solo la mamma potrà ritovare una maggiore tranquillità ma si facilita l’instaurarsi di una relazione con il bimbo più serena e sintonica.

Di: Letizia Mannino

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