Una ricerca, pubblicata su Science, condotta da Emanuele Castano alla New School for Social Research di New York in collaborazione con un dottorando esperto di letteratura russa dimostra che chi legge romanzi comprende meglio gli stati emotivi degli altri.

“’L’ipotesi da cui siamo partiti’ ha raccontato Castano al telefono dal suo ufficio a New York ’è che il romanzo letterario possa costituire una specie di allenamento alla comprensione delle emozioni e dei pensieri degli altri’. In termini tecnici, la capacità di decifrare quel che passa per la testa delle altre persone, essenziale in qualunque tipo di relazione sociale, si chiama “teoria della mente”: si acquisisce non prima dei cinque sei anni di età, anche se, secondo alcuni esperti, anche i bambini molto piccoli o perfino alcuni animali ne sarebbero dotati in forma rudimentale. Di sicuro, comunque, quando la teoria della mente non si sviluppa in maniera corretta, nascono dei problemi nella capacità di interagire con gli altri, come nell’autismo, oppure in alcune forme di psicopatologia”. Fonte: http://scienza.panorama.it/leggere-aiuta-a-capire

“Castano e Kidd lo dimostrano grazie a cinque esperimenti. Hanno prima chiesto ai volontari di leggere tra le dieci e le quindici pagine estratte sia da “capolavori letterari”, come storie scritte da Anton Checov e Don DeLillo o vincitrici dell’Henry Prize e del National Book Award, sia da best seller racimolati su Amazon: le opere ad esempio di Daniel Steel e Gyllian Flynn. Poi, chiusi i libri, via ai test per misurare il potere di “leggere”, non più le parole, ma il pensiero: il Diagnostic Analysis of Nonverbal Accuracy 2 –  Adult Faces (DANVA2-AF), in cui si guarda il viso di una persona per due secondi e si decide se è allegra, triste, delusa o arrabbiata. E il Reading the Mind in the Eyes test (RMET): a essere mostrata è solo una porzione di volto cui attribuire un’emozione a scelta tra le quattro a disposizione che spaziano tra lo “scettico” e il “contemplativo”. Fonte: http://www.repubblica.it/scienze/2013/10/17/news/leggere_pensiero_buone_letture-68809968/?ref=HRERO-1

In tutti gli esperimenti coloro che avevano letto pagine di romanzi letterari ha ottenuto punteggi migliori in test di riconoscimento delle emozioni.

Lo studio sembra, quindi, dimostrare che leggere romanzi letterari aiuta a sviluppare la capacità di compredere gli stati d’animo degli altri ma che non tutte le letture sono uguali; infatti, coloro che hanno letto romanzi letterari (come ad es. Checov o Anna Karenina di Tolstoj) hanno ottenuto un risultato migliore.

Un altro studio di cui si è parlato http://www.attraversolafamiglia.it/?p=42 mostrava come è cambiato, nel tempo, l’uso delle emozioni nella letteratura; questi dati forse possono aiutare a spiegare perché non tutte le letture sembrano portare allo stesso risultato. Infatti perché un romanzo permetta di immedesimarsi o di allenarsi a riconoscere gli stati emotivi deve parlare di emozioni.

Di: Letizia Mannino

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