I quotidiani nei giorni scorsi hanno riportato la notizia di una mega rissa che si è verificata a Bologna, organizzata tramite i social network, più precisamente ASK, e che ha coinvolto 250 ragazzi.

Il Messaggero (15.09.2013) scrive: “Prima di tornare a scuola i giovanissimi bolognesi si sono lanciati via web l’appuntamento per una surreale resa dei conti di fine estate. L’escalation di insulti e provocazioni che andava avanti da giorni sul social network Ask (sotto accusa nel Nord Europa come regno del cyberbullismo) è sfociata in una maxi rissa tra circa 250 ragazzi tra i 14 e i 18 anni ai Giardini Margherita, parco pubblico a ridosso del centro storico e dei colli”.

“A fare da innesco in questo mix tra virtuale e reale”, si legge sul Corriere della Sera (15.09.2013), “sarebbe stata, ma gli inquirenti sono cauti (°E’ una lettura che va approfondita” ha precisato il Capo della Procura dei minori, Ugo Pastore) una sorta di “guerra del censo” tra ragazzi benestanti e ragazzi meno fortunati. I ‘Bolobene’ contro i ‘ ‘Bolofeccia’, li chiamano così ed esistono da sempre. Due universi adolescenziali divisi dallo stipendio e dal ruolo sociale dei genitori, dai quartieri in cui vivono e soprattutto dal tipo di scuola: i primi in gran parte liceali del centro, i secondi iscritti in istituti tecnici della periferia”.

L’evento ha lasciato senza parole Bologna dove la Procura minorile nei prossimi giorni ascolterà tutte le persone coinvolte. La Stampa (16.09.2013) riporta le parole del procuratore Ugo Pastore: “Per noi l’aspetto più importante è capire se alle spalle dei ragazzi ci sono famiglie idonee oppure ci sono carenze, latitanze educative. Insomma bisognerà capire come si è arrivati a questo punto”.

Riguardo i motivi che avrebbero scatenato la rissa si potrebbe dire che la dinamica stessa di questo evento dimostrerebbe che non ci sono differenze tra chi frequenta un liceo piuttosto che un altro, tra chi  ha un genitore con un certo ruolo sociale piuttosto che un altro ecc:  hanno tutti partecipato allo scontro …

Giustamente la Procura cerca di indagare come si possa arrivare a questo punto perché la questione centrale consiste nel comprendere l’origine di questi fenomeni. Inevitabilmente questo porta a porsi degli interrogativi anche sul ruolo della famiglia.

Di: Letizia Mannino

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