Su Avvenire un breve articolo di Elena Ugolini dal titolo “A scuola con un senso: scoprire il segreto di sé”, che parla del significato della scuola; per descriverlo parte dalla domanda che le ha posto 15 anni fa una alunna della scuola dove lei era preside. La ragazza dopo avere fatto il calcolo di quante ore avrebbe passato nella sua vita tra banchi e studio le chiede (domanda che peraltro spesso si pongono e pongono i ragazzi): Ma perché dobbiamo studiare? Che senso ha quel che studiamo per la nostra vita? La prego, mi risponda».

La Ugolini nello spiegare il senso della scuola dice che: “ Lo scopo della scuola non è studiare dei libri, ma rispondere al desiderio di scoprire il segreto di sé e delle cose”

Interessante la visione di abbandono scolastico che propone la Ugolini:  “Se il 20% di loro l’abbandona senza neppure aver conseguito una qualifica professionale, se per il 37% di loro la scuola “è un luogo dove non voglio andare”, è perché in quelle ore, spesso, invece, non accade nulla di significativo per sé. I ragazzi non hanno paura di far fatica per le cose che desiderano. Odiano la mancanza di senso, la percezione di essere “sommersi” di risposte a domande che non hanno. Non è vero che i ragazzi amano solo quello di cui vedono un’immediata utilità. In ogni ragazzo esiste quel desiderio di imparare per cui si può essere disposti anche a far la fatica di studiare la grammatica delle cose”. (fonte: “Avvenire”)

Stimolante una visione della scuola come luogo in cui scoprire il segreto di sé. Una scuola, quindi che avrebbe il compito di interessare, entusiasmare, incuriosire… dove è possbile appunto,  anche conoscersi, oltre che conoscere.

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Di: Letizia Mannino

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