Tutto il mondo è paese?  Cambridge cambia le sue tradizioni per non ferire la sensibilità di alcuni studenti? Il quotidiano “Corriere della Sera” riporta nell’articolo «I ragazzi sono fragili», Cambridge pubblica i voti finali solo a richiesta», la notizia che dopo trecento anni in cui gli studenti sono stati informati dei loro risultati  tramite pubblicazione degli stessi, la tradizione verrà interrotta. In seguito alle proteste di alcuni gruppi di studenti pare che in futuro la pubblicazione dovrebbe essere subordinata al consenso degli allievi.

Sempre da quanto si legge nell’articolo la decisione sarebbe l’effetto di una campagna, contro i voti esposti, condotta da parte dei rappesentanti di alcuni gruppi di studenti e motivata dall’idea che mostrare i risultati può ledere la privacy e nel caso di ragazzi  fragili potrebbe contribuire a creare problemi psicologici come ansia da prestazione, depressione e flessione dell’autostima.

Prendiamo spunto dalla notizia su Cambridge ma il problema educativo oggi è presente in modo diffuso. Forse può sorprendere un po’ che un’Università prestigiosa come Cambridge, dove ci si potrebbe attendere che gli studenti siano consapevoli della competizione, si possa trovare a dover affrontare questo tipo di questioni che mettono in discussione secoli di tradizione.

Anche in questo caso sembra si tenti di superare le difficoltà connesse con il processo di crescita modificando l’ostacolo. La questione che si discute non è l’opportunità o meno di pubblicare i risultati ma se il modo migliore per aiutare dei ragazzi più sensibili e insicuri è quello di modificare lo stimolo disturbante e non piuttosto aiutarli a comprendere qual’è la difficoltà così da poterla affrontare sul nascere, all’origine.

E’ evidente che per gli studenti che hanno problemi di autostima, insicurezza e preoccupazione per il giudizio degli altri (docenti, genitori, compagni), contesti molto competitivi possono rappresentare uno stress e creare ansia. Ma si tratterebbe di approfondire le caratteristche del contesto educativo perché la competizione fa parte della vita; tuttavia, se eccessiva potrebbe portare i ragazzi a privilegiare i risultati piuttosto che l’apprendimento. Quindi studenti meno pronti o che affrontano materie per le quali sono meno versati potrebbero scoraggiarsi senza riuscire a considerare che molto semplicemente per loro potrebbe essere necessario un tempo o un metodo di apprendimento diverso.

Laddove si manistesta un disagio, in questo caso ciò che ha portato alla raccolta di firme da parte degli studenti, sarebbe opportuno cercare di ricostruire che cosa ha costituito un problema in modo da fare un intervento più mirato. Infatti alcune soluzioni rischiano di togliere ‘il sintomo’ e di non modificare la sostanza disturbante del contesto. I ragazzi, in genere, andrebbero aiutati a ricostruire le cause emotive del loro disagio così da comprendere bene i motivi che ne sono alla base. Se pensiamo a un ipotetico studente molto preoccupato del giudizio degli altri è chiaro che preferirà evitare alcune situazioni di maggiore esposizione come l’interrogazione in aula in presenza dei compagni. Se per aiutare  il ragazzo si fa in modo che possa evitare la situazione temuta – ad esempio privilegiando i compiti scritti –  apparentemente gli si riduce l’ansia, perché viene eliminato lo stimolo, ma non si permette al ragazzo di capire perche la presenza degli altri può essere così inibente, che effetto gli fa la presenza degli altri, in che modo quest’ultima riesce ad ostacolare la concentrazione cosicchè finisce per prestare più attenzione ai compagni in aula piuttosto che focalizzarsi sulla risposta. Provando a individuare i motivi del disagio si può aiutare il ragazzo dell’esempio a cercare di superarlo. Evitare l’interogazione può essere utile solo in una fase transitoria, mentre il ragazzo lavora sulla comprensione del timore dell’interrogazione, così da ridurre lo stress esterno e permettergli di focalizzarsi meglio sulle carattersitiche disagio/preoccupazione che avverte.

Foto pixabay
Di: Letizia Mannino
Tag:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *