Il tema dell’uso delle tecnologie da parte di giovani e giovanissimi è un tema sempre di attualità e dibattuto. Il quotidiano ‘La Repubblica’ pubblica un articolo dal titolo ‘Irrinunciabile smartphone. “Ma i divieti non servono” che affronta la questione dell’uso dei cellulari a scuola; infatti nonostante i regolamenti pochi ragazzi ci rinunciano.

Diversi paesi tra cui l’Italia, hanno cercato di arginare l’utilizzo del cellulare in classe ma pare con scarsi successi e critiche da parte dei genitori.

Il candidato alla presidenza francese  Emmanuel Macron avvrebbe annunciato di voler bandire l’uso dei telefonini fino all’età di 15 anni quindi fino all’ingresso al collège – divieto comunque già previsto dal Code de l’éducation.  A New York nel 2015 il divieto sarebbe stato tolto a causa delle pressioni dei genitori in ansia se non hanno la possibilità di contattare i figli anche a scuola.  In Italia, spiega l’articolo, era stato posto un veto ma di fatto con il ‘Piano nazionale per la scuola digitale’ è stata aperta la strada all’autorizzarne di deroghe.

In Italia, quindi, ogni scuola può scegliere se ammettere o meno telefonini e tablet all’interno del contesto scolastico;  e diversi insegnanti riportano esperienze positive legate all’introduzione dei dispositivi informatici per la didattica.

Purtroppo il problema nasce dalla difficoltà di porre dei limiti. Una studentessa citata nell’articolo  di ‘La Repubblica’ dichiara di non poter fare a meno di tenere sempre il cellulare con sè e di rispondere ai messaggi appena li riceve.

Ma seppure alcuni insegnanti vedono l’introduzione delle tecnologie nelle lezioni come un’opportunità, rimane aperto il problema degli effetti che queste possono avere sullo sviluppo delle capacità cognitive e sul rendimento scolastico a breve e lungo termine.

A questo proposito, sempre ‘La Repubblica’ riporta i dati di una ricerca condotta dalla London School of Economics nel 2015 che avrebbe rilevato che nelle scuole dove è vietato l’uso del celulare i ragazzi alla maturità ottengono voti del 6,4% più alti.

Ma oramai è sempre pià difficile per la scuola ricoprire un ruolo educativo, quindi porre regole e limitazioni, senza che i genitori si sentano autorizzati ad intervenire.

L’articolo citato riporta un episodio accaduto a Forli nel 2014 in occasione del quale un insegnante che aveva sequestrato il cellulare a un ragazzo che guardava foto porno il giorno dopo ha ricevuto una visita della madre del ragazzo accompagnata da un avvocato. Oppure, nel mesi di gennaio, a Trevisio uno studente 18enne ha denunciato la scuola per sequestro illegittimo e abuso di potere.

E sul tema di interventi più o meno ‘forti’ da parte delle famiglie in merito all’operato della scuola o degli educatori in genere si legge sempre più spesso sui giornali o si sentono racconti dai diretti interessati…

Bisognerebbe chiedersi perché si sta verificando sempre più di frequente questa sorta di delegittimazione del ruolo della scuola e degli insegnanti. I genitori non tollerano che i figli vengano rimproverati o criticati? I genitori si sentono giudicati nel loro ruolo genitoriale?  Gli insegnanti vengono considerati inadeguati? I docenti talvolta non utilizzano metodi non opportunamente rispettosi? Le Istituzioni scolastiche non riescono a supervisionare l’operato degli insegnanti? Ma si possono porre molti altri interrogativi sull’argomento…

Viene riportato anche il parere di alcuni esperti sul ruolo dei divieti dell’uso del cellulare. Pier Cesare Rivoltella, docente alla Cattolica di Tecnologie dell’istruzione e dell’apprendimento e Giorgio Tamburlini, pediatra e presidente del Centro per la Salute del Bambino di Trieste sostengono entrambi che i divieti non servono; ma mentre il primo ritiene che il cellulare debba diventare parte delle pratiche scolastiche quotidiane, il secondo sostiene che “Il telefonino sempre in mano rafforza la dipendenza fra figli e genitori. Ed è ormai evidente che ostacola lettura profonda e uso critico delle nozioni”.(Fonte La Repubblica)

 

Di: Letizia Mannino

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