Il quotidiano “La Repubblica” ha pubblicato un articolo dal titolo “Bambini iper-protetti, adulti fragili”. Gli americani li chiamano “helicopter parents” e sarebbero quei genitori che sorvegliano, seppure a distanza e silenziosamente i loro figli, quando giocano, quando interagiscono con gli altri, quando scelgono cosa mettersi al mattino.

Un recente studio della Ucla sostiene che i figli delle famiglie medie di Los Angeles passano il 90% del tempo libero in casa, impegnati in attività come guardare la tv, giocare ai video game e usare il computer.
Secondo Ellen Sandseter, professore di educazione della prima infanzia al Queen Maud University College di Trondheim in Norvegia, un approccio che annulla il rischio, in realtà, non è privo di contro-indicazioni. I bambini, spiega l’esperta, hanno un bisogno sensorio di sperimentare il pericolo e l’eccitazione conseguente e aggiunge : «Non si tratta di cose pericolose in sé piuttosto di esperienze che dal punto di vista dei piccoli sembrano pericolose».

Inoltre un atteggiamento iper protettivo può comportare problemi anche per le mamme. A questo proposito nell’articolo si legge” Una ricerca dalla University of Mary Washington pubblicata nel Journal of Child and Family Studies, infatti, ha evidenziato come una maternità “intensiva” – fatta di stimoli costanti e incapacità di delegare la supervisione dei figli – si traduca in un sovraccarico psicologico che impatta sulla salute mentale delle mamme”.

Fonte: La Repubblica – Leggi l’articolo  di Stefania Bedetti

Ancora degli studi volti a mettere in evidenza lo stile educativo ‘migliore’. Come sempre è importante mantenere un equilibrio e non eccedere né in una iperprotezione né nell’opposto. Infatti la protezione dovrebbe essere in sintonia con le fasi dello sviluppo dei figli; per poter esplorare l’ambiente e sviluppare un adeguato senso di autonomia e sicurezza i bambini devono sentire di avere una figura di riferimento su cui poter contare in caso di bisogno, paura, ecc.

Sull’argomento vedi anche nel menu Approdondimenti:  “Introduzione alla teoria dell’attaccamento

 

Di: Letizia Mannino

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